L'autore dei messaggi anonimi
«Non sono un mitomane»

«Mi sarei meritato una denuncia». Lo ammette Domenico De Simone, il sessantenne che, spacciandosi per «Mario», sabato scorso aveva lasciato uno scritto sul registro della chiesa dell'ospedale milanese di Rho e poi inviato una lettera al cappellano.

«Mi sarei meritato una denuncia, ma non sono un mitomane». Lo ammette Domenico De Simone, il sessantenne che, spacciandosi per «Mario», sabato scorso aveva lasciato uno scritto sul registro della chiesa dell'ospedale milanese di Rho e poi inviato una lettera al cappellano.

Aveva anche telefonato due volte alla stessa struttura sanitaria, lasciando intendere di sapere qualcosa sul caso di Yara Gambirasio. Adesso l'autore dei messaggi anonimi si dice pentito di quello che ha fatto, riaprendo la ferita lasciata aperta della famiglia della tredicenne di Brembate di Sopra.

Nessuna denuncia, almeno per ora, da parte della procura di Bergamo: «Nel caso - ammette De Simone, parlando con L'Eco di Bergamo - avrei capito». L'uomo era stato bloccato davanti a L'Eco di Bergamo, dove si era presentato per spiegare il perché dei suoi gesti.

Il sessantenne, nativo di Cosenza e con un passato di collaboratore di giustizia, è stato ascoltato per 4 ore in Questura a Bergamo, ma nei suoi confronti non sono stati alla fine presi provvedimenti. Il questore conferma: «Per il momento non gli abbiamo fatto il test del Dna: quando De Simone nacque Guerinoni, il presunto padre dell'assassino di Yara, aveva solo 15 anni».

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