Cronaca
Martedì 16 Luglio 2013
«Poteva evitare la battuta
Ma Calderoli non si tocca»
Non lo giustificano, almeno non del tutto, ma su Roberto Calderoli i leghisti bergamaschi fanno quadrato. Tutti, nessuno escluso. E cercano di ricondurre al contesto del comizio estivo, quella che nella versione padana viene definita come «l'infelice battuta».
Non lo giustificano, almeno non del tutto, ma su Roberto Calderoli i leghisti bergamaschi fanno quadrato. Tutti, nessuno escluso. E cercano di ricondurre al contesto del comizio estivo, quella che nella versione padana viene definita come «l'infelice battuta» che il vicepresidente del Senato ha indirizzato al ministro Cécile Kyenge durante la festa della Lega a Treviglio.
«Io ero sul palco con lui - ricostruisce il senatore Nunziante Consiglio -, dopo un intervento durato parecchi minuti, in cui Calderoli ha spaziato a tutto campo sulle problematiche del Paese e sulla criticità della politica, è sfuggita la battuta. Non ho neppure capito se i 1.500 presenti al momento se ne sono accorti. Per questo mi sono meravigliato, l'indomani, quando mi sono reso conto del clamore destato dalla vicenda sui media». «Non voglio giustificarlo, è stata una frase forte - continua Consiglio -, ma va contestualizzata in quell'ambiente e nei discorsi che si stavano facendo. Non si possono estrapolare solo due parole da un intervento articolato».
Liquida la vicenda il segretario provinciale della Lega, Daniele Belotti: «I soliti due pesi e due misure. È anni, per rimanere in tema di animali, che danno del maiale a Roberto Calderoli e non mi sembra che si sia mai scandalizzato nessuno. Se la battuta la fanno a sinistra è sarcasmo, noi invece siamo razzisti». E chiude: «Io non mi sarei attaccato all'aspetto della ministra dell'integrazione, ma a quello che dice e che fa. È questo ad essere inaccettabile».
Lunedì sera 15 agosto il caso Calderoli è approdato anche in Consiglio comunale, ma la maggioranza ha respinto l'urgenza della richiesta fatta dalle opposizioni e la discussione è stata rimandata, non senza vivaci manifestazioni di dissenso.
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