Scontri Atalanta-Juventus
Sotto inchiesta 15 ultrà

L'inchiesta sugli scontri di Atalanta-Juventus si annuncia lunga e complicata, ma nell'informativa che la Digos ha depositato in Procura già compaiono i primi nomi. Sono una quindicina gli ultrà indagati, juventini del settore ospite e atalantini della Sud.

L'inchiesta sugli scontri di Atalanta-Juventus si annuncia lunga e complicata, ma nell'informativa che la Digos ha depositato nei giorni scorsi in Procura già compaiono i primi nomi.

Sono una quindicina gli ultrà finora indagati, juventini del settore ospite e atalantini della Sud protagonisti del fitto lancio di bengala e piastrelle divelte dai bagni della curva che l'8 maggio scorso aveva costretto l'arbitro a interrompere la partita per alcuni minuti. Ma il fascicolo aperto dal pm Carmen Pugliese per danneggiamento, lesioni e lancio di oggetti atti a offendere, potrebbe inghiottire altri tifosi. Perché l'opera di identificazione è tuttora in corso, un lavoro certosino che richiede tempo ma che promette sviluppi.

L'inchiesta è divisa in tre filoni. Il primo riguarda i tafferugli di piazzale Oberdan, dove settanta ultrà nerazzurri arrivati da viale Giulio Cesare avevano cercato il contatto con una cinquantina di tifosi bianconeri scesi da due pullman. È la parte più complicata dell'indagine, perché i teppisti erano bardati con sciarpe e cappucci e l'identificazione diventa ardua. Esaminando foto e filmati, gli occhi esperti degli agenti Digos avrebbero già riconosciuto qualche nostrano habitué del tafferuglio. Come? Dalla postura e dalla camminata, ma è chiaro che a un eventuale processo le due caratteristiche resterebbero un labile indizio. È per questo che gli inquirenti sono a caccia di ulteriori dettagli, soprattutto nell'abbigliamento, che potrebbero rivelarsi determinanti.

Il secondo filone riguarda i supporters atalantini che dalla Sud hanno bersagliato con bengala, piastrelle e altro il settore ospiti. È vero che i primi a essere colpiti dal lancio di fumogeni e pezzi di ceramica sono stati loro, ma la provocazione non rappresenta un'esimente. Le fotografie e, soprattutto, le immagini delle telecamere a circuito chiuso dello stadio, acquisite dalla polizia scientifica, in questo caso hanno aiutato molto. Stessa procedura seguita per la terza parte dell'indagine, quella relativa agli ultrà della Juventus. I fotogrammi sono stati spediti alla Digos di Torino che ha già restituito qualche nome ai colleghi di via Noli. Si tratterebbe di gente ripresa nel settore ospiti mentre tira oggetti verso gli atalantini della Sud.

Ma la polizia torinese è alla ricerca anche delle facce di chi aveva preso parte ai tafferugli di piazzale Oberdan delle 19,15 (un'ora e mezzo prima della gara) e dei teppisti bianconeri che qualche minuto più tardi avevano scatenato disordini tra via Lazzaretto e il piazzale della Sud, per rispondere a un agguato degli ultrà nerazzurri sbucati da via Ghirardelli. Alla fine si era contata una decina di feriti tra poliziotti, carabinieri e tifosi che con i disordini nulla c'entravano. Per non dire dei bambini in lacrime che avevano chiesto ai genitori di essere riaccompagnati a casa.

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