A Gandino dalla Svezia
la «mamma delle bambole»

Arriva in Bergamasca la «mamma» della Doll Therapy, la terapia della bambola utilizzata per la cura non farmacologica dei pazienti affetti dal morbo di Alzheimer. L'appuntamento è per mercoledì 5 giugno alle 20.30 a Gandino.

Arriva in Bergamasca la «mamma» della Doll Therapy, la terapia della bambola utilizzata per la cura non farmacologica dei pazienti affetti dal morbo di Alzheimer. Mercoledì 5 giugno alle 20.30 nella sala conferenze della Biblioteca Brignone di Gandino, in Piazza Vittorio Veneto, sarà ospite Britt Marie Egedius Jakobsson, ideatrice delle bambole terapeutiche.

A coordinare l'incontro (organizzato dalla Fondazione Cecilia Caccia Del Negro di Gandino ONLUS con il patrocinio del Comune) sarà Ivo Cilesi, psicopedagogista esperto nelle terapie non farmacologiche. All'iniziativa collaborano anche la Casa della Serenità di Cene, la Casa San Giuseppe di Gazzaniga e l'Infermeria Filisetti di Ardesio.

«La "doll therapy" non farmacologica – spiega Pino Servalli, animatore della casa di riposo di Gandino - è rivolta a quegli ospiti che presentano un decadimento cognitivo medio-grave e disturbi del comportamento. È importante considerare che l'utilizzo delle terapie non farmacologiche in situazioni di deficit cognitivo e di problematiche comportamentali, nasce come supporto e non una sostituzione delle terapie farmacologiche, anche se in alcuni casi è possibile una riduzione se non una cessazione di queste ultime. Le TNF (o terapie non farmacologiche) e in particolare quella della bambola, rappresentano un'occasione ottimale per mettere in atto la cooperazione di tutto il personale: esse risultano utili ed efficaci solo se tutte le componenti operative (dell'area socio assistenziale e dell'area sanitaria) collaborano in modo sinergico: tutti gli operatori devono partecipare attivamente alle fasi della valutazione dei disturbi comportamentali, della somministrazione delle bambole, dell'osservazione, della registrazione dei risultati, delle verifiche periodiche e della valutazione dei nuovi inserimenti. La famiglia deve essere necessariamente coinvolta ed è essenziale per poter acquisire la "biografia" del paziente».

La terapia della bambola, attraverso schede di controllo e di valutazione, segue precisi protocolli. Le bambole utilizzate nella terapia, per le loro caratteristiche particolari (peso, dimensioni, tratti somatici, posizione allargata delle braccia e delle gambe, sguardo laterale e materiali) favoriscono l'approccio e invitano all'accudimento attivando relazioni tattili di maternale. L'illusione di avere tra le braccia un bambino da accudire risveglia ricordi positivi, un agire partecipe e stimola e riattiva le residue capacità cognitive e le dinamiche relazionali facendo leva sull'affettività e sull'accudimento materno.

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