Cronaca / Bergamo Città
Mercoledì 15 Maggio 2013
Robotti sul caso della Jolie:
«Lontano dall'approccio italiano»
Il chirurgo bergamasco Enrico Robotti, presidente della Sicpre, illustra il risultato estetico e le conseguenze nel caso Jolie. Un caso molto lontano dall'approccio italiano, meno invasivo e più orientato alla diagnosi precocissima.
Angelina Jolie si è sottoposta a una mastectomia bilaterale e, dalle colonne del New York Times, ha raccontato la sua scelta, raccomandando alle donne di prendere in mano le redini della loro vita. Insomma di percorrere, senza paura, anche le strade apparentemente più impervie.
"La mastectomia profilattica è una scelta poco frequente in Italia, mentre è assai più praticata negli Stati Uniti - dice il bergamasco Enrico Robotti, presidente della SICPRE, la Società Italiana di Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica, primario all'ospedale papa Giovanni XXIII di Bergamo -. La scelta di asportare profilatticamente la ghiandola oppure no, sottoponendosi invece periodicamente agli esami prescritti (grazie alla diagnosi precoce, per un iniziale tumore le prospettive di guaribilità sono circa del 100%) spetta alla paziente su consiglio dell'oncologo e del senologo. Studi recenti dimostrano che in oltre l'80% dei casi, la mammella rimossa non mostra alcuna anomalia patologica di sorta, neppure cellule anomale che rischiano di evolvere in tumore. Il quadro è complesso, e la decisione deve arrivare dopo un iter lungo e attento da affrontare, caso per caso, con le singole pazienti. E non fa eccezione il caso di fattori che aumentano altamente il rischio, come il gene BRCA1, presente nella Jolie. Basti vedere le autorevoli linee guida della FONCAM (Forza operativa nazionale sul carcinoma mammario)".
Sbagliato, quindi, scegliere solo per paura, ed è del tutto inutile un allarmismo generalizzato.
Comunque, tutto questo è più di pertinenza dell'oncologo e del chirurgo senologo, con cui il chirurgo plastico deve avere un rapporto di collaborazione strettissima, ma rispettando rigorosamente le competenze specifiche.
"Però, per quanto riguarda l'aspetto ricostruttivo, cioè quello che concerne il chirurgo plastico, non si può negare che la mastectomia bilaterale profilattica nipple-sparing (cioè che risparmia l'areola-capezzolo, oltre a tutto il resto del rivestimento cutaneo, la cosiddetta busta) sia una situazione ideale. Infatti, come dice la parola stessa, è un approccio volto alla prevenzione e pertanto conservativo, non altrettanto "demolitivo" come avviene in presenza di tumore. È quindi possibile mantenere una "busta" di cute integra, compresa areola e capezzolo, di spessore adeguato. Se poi la mammella non è troppo grande, la situazione è ideale. E questo, per chi deve ricostruire, fa una prima, grande differenza. La seconda è data dal fatto che si ricostruiscono al tempo stesso entrambe le mammelle. Considerando che si tratta di organi pari, questa è la premessa per ottenere risultati simmetrici e naturali altrimenti impossibili" spiega Robotti.
Per capire questo concetto, basti pensare a un seno creato "ex-novo", con espansore cutaneo prima e protesi poi, a fianco a quello "originale", magari troppo voluminoso o cadente.
"Per quanto possa essere possibile ridurre e "simmetrizzare" la mammella non sottoposta a mastectomia, il risultato non potrà mai essere del tutto simmetrico. Questo sia per le diverse cicatrici tra i due lati, sia perché la mammella ricostruita con protesi sarà sempre "fissa" rispetto all'altra. Anche quando la mammella sana viene sottoposta a riduzione o a mastopessi, cioè il "lifiting del seno", rimane sempre più soggetta a gravità e modifiche della ghiandola. Invece, in una mastectomia profilattica bilaterale condotta su un seno già di forma gradevole, i risultati della chirurgia ricostruttiva possono essere equiparabili a quelli della chirurgia estetica. In sintesi, la situazione finale della Jolie può essere quasi simile (quasi, ma non del tutto) a quella di una mastoplastica additiva e quindi assolutamente gradevole" conclude Robotti.
A parte la qualità del risultato, la comunità scientifica non è universalmente concorde sull'opportunità di ricorrere alla mastectomia profilattica.
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