Estetista aggredita dall'ex marito:
non abbiate timore a denunciare

Gli occhi di Stefania Losi sono quelli di una donna profondamente ferita nell'animo e nel corpo. È l'ennesima vittima di violenza tra le mura domestiche, da parte di un uomo che nel tempo l'ha trasformata in oggetto del suo odio e della sua incontenibile rabbia.

Gli occhi di Stefania Losi sono quelli di una donna profondamente ferita nell'animo e nel corpo. È l'ennesima vittima di violenza tra le mura domestiche, da parte di un uomo che nel tempo l'ha trasformata in oggetto del suo odio e della sua incontenibile rabbia. L'estetista di Treviglio, 34 anni, domenica è stata aggredita nella sua casa dall'ex marito, che ha sfogato la sua incontrollabile aggressività prendendola per il collo e scaraventandola giù per le scale.

Un volo che le ha procurato la frattura scomposta della gamba sinistra ma soprattutto l'ennesima umiliazione da parte di colui che è anche il padre dell'adorata figlioletta di otto anni. Il culmine di una storia caratterizzata da simili e reiterati episodi, ai quali Stefania si è sempre opposta riuscendo però a fare ben poco, nonostante la separazione, il prossimo divorzio e l'affidamento congiunto della loro bambina. Mentre l'ex marito è in carcere con l'accusa di lesioni aggravate, lei dovrà vedersela stamattina con una delicatissima operazione alla gamba sinistra, necessaria per ridurre le fratture riportate. Da domenica è ricoverata nel reparto di Traumatologia dell'ospedale di Treviglio.

Possiamo disturbarla?
«Premetto che malvolentieri mi metto in mostra ma lo faccio perché voglio che le donne non abbiano paura a segnalare gli eventuali maltrattamenti subiti, anche piccoli, per evitare che degenerino in episodi di violenza anche estrema. Ma allo stesso tempo vorrei che ci fosse più attenzione da parte delle forze dell'ordine nel valutare le nostre denunce, anche minime, perché dietro atteggiamenti che possono essere considerati irrilevanti c'è sempre qualcosa che alimenta la potenziale e cieca violenza dell'uomo».

A lei era già successo altre volte?
«Quello di domenica è stato il culmine di una serie di atteggiamenti violenti fisici e psicologici che durano da quasi dieci anni. Per la prima volta ho visto la morte in faccia».

Cosa ricorda di quei momenti?
«Quando l'ho visto entrare in casa come un furia ho pensato subito al peggio. In un attimo mi ha spinto contro una colonna d'arredamento in marmo e poi mi ha preso per il collo e ha tentato di buttarmi di schiena giù dalle scale. Fosse andata così non sarei qui a raccontare: nella disperazione ho avuto la forza di reagire e di opporre una leggera resistenza».

La forza dell'ex marito ha comunque avuto il sopravvento.
«Mi ha sbattuta giù per gli otto gradini e poi come se nulla fosse a sua volta è sceso per le scale mi ha scavalcata ed è fuggito. Un gesto di assurda violenza alimentato, domenica, dal suo cronico nervosismo per vari motivi, quasi sempre futili. Nonostante fossimo separati da tempo, il mio ex marito avanzava una sorta di prelazione su di me».

Come si comportava?
«Da persona estremamente gelosa e possessiva mi pedinava e si appostava per controllarmi. Insomma aveva trasformato la mia vita in un inferno. Addirittura nella precedente abitazione me lo trovavo sul balcone dove si arrampicava attraverso un albero. Da un anno ero poi tornata a vivere nell'appartamento riadattato dei miei genitori, in via Carcano. Nelle due case dove abitavo precedentemente le violenze subite erano frequenti».

Può raccontarci cosa succedeva?
«Mi prendeva a schiaffi, calci e pugni, mi lanciò contro anche una lampada e il televisore. Tornava nervoso e io dovevo subire. Gli ho detto di andarsene».

Ma non ha mai segnalato gli episodi di cui è stata vittima?
«L'ho fatto in parecchie occasioni alle forze dell'ordine e anche allo Sportello donna di Treviglio ma quello di domenica è purtroppo il risultato di tutta questa mia accortezza, dettata dalla paura e disperazione, forse male ascoltata».

Ora la lasciamo riposare. Vuole fare un ultimo commento?
«Voglio che questo episodio serva per sensibilizzare ancor più l'opinione pubblica sul fenomeno della violenza che va prevenuta con azioni determinate».

Fabrizio Boschi

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