Ubi, indagato il notaio
che autenticò le firme per Resti

Nell'indagine che vede coinvolto l'ex onorevole del Pdl Giorgio Jannone per tentata estorsione spunta anche un notaio, indagato per falso. Si tratta di Giovanni Vacirca, con studio in via Partigiani, a cui l'avviso di garanzia è stato notificato dai carabinieri mercoledì pomeriggio.

Nell'indagine che vede coinvolto l'ex onorevole del Pdl Giorgio Jannone per tentata estorsione spunta anche un notaio, indagato per falso. Si tratta di Giovanni Vacirca, con studio in via Partigiani, a cui l'avviso di garanzia è stato notificato dai carabinieri mercoledì pomeriggio.

Il notaio ha autenticato 150 firme della lista Resti, la terza presentata per il rinnovo del cds di Ubi banca. Jannone il 4 aprile ha presentato un esposto a Ubi banca, Consob e Banca d'Italia su presunte irregolarità nella raccolta delle firme per la presentazione delle altre due liste in campo oltre alla sua, quella ufficiale di Moltrasio e quella di Andrea Resti (poi eletto con altri quattro esponenti della sua squadra come minoranza nel consiglio di sorveglianza). Si presume che possa essere questa la genesi del provvedimento che ha portato a iscrivere Vacirca nel registro degli indagati. «Si presume, perché ancora non sappiamo nulla - precisa l'avvocato del notaio, Beniamino Aliberti - se non che al mio assistito viene contestato il reato di falso, non in concorso. Le firme sono l'unico atto per cui Vacirca possa essere legato alla vicenda Jannone-Ubi banca, ma sono state raccolte in modo del tutto regolare e nei prossimi giorni ci presenteremo al magistrato per fornire dichiarazioni spontanee e chiarire la nostra posizione».

Si dice tranquillo anche lo stesso Vacirca: «L'avviso di garanzia è un atto dovuto proprio per mia stessa tutela e voglio precisare che non ci sono state perquisizioni nel mio studio, né sequestro di documenti. Io con Jannone non ho mai avuto nulla a che fare, non lo conosco personalmente e non ho svolto alcuna attività per lui».

Il notaio ha autenticato 150 delle 700 firme presentate da Andrea Resti il 25 marzo (ne erano necessarie 500). «Ho preso quelle firme correttamente, una parte il 21 marzo a Orio al Serio alla Federazione autotrasporti e le altre il giorno dopo ad Albino e Bergamo. Ho fatto tutto alla luce del sole, ci sono molte persone che lo possono testimoniare. Credo che la mia iscrizione nel registro degli indagati nasca da questo, dalla necessità di un controllo di quegli atti dopo le contestazioni mosse dallo stesso Jannone, ma sono tranquillissimo». L'unica certezza, finora, in questa indagine è che Jannone è indagato per tentata estorsione. Il suo avvocato, Enrico Pelillo, ha presentato ricorso al tribunale del riesame contro il decreto di perquisizione del pm Fabrizio Gaverini, una mossa procedurale per permettere alla difesa di acquisire le carte dell'inchiesta e conoscere i contenuti delle contestazioni.

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