Cronaca / Bergamo Città
Mercoledì 24 Aprile 2013
Autistico 7 ore al Pronto soccorso
L'ospedale: c'erano altre urgenze
«Abbiamo atteso 7 ore in ospedale prima che mio figlio fosse sottoposto a una visita cardiologica. Mio figlio ha 12 anni, è autistico e cardiopatico, immaginatevi cosa è voluto dire gestirlo per tutto quel tempo». Ma il disagio per quell'attesa ha lasciato l'amaro in bocca ai genitori.
«Abbiamo atteso 7 ore in ospedale prima che mio figlio fosse sottoposto a una visita cardiologica. Mio figlio ha 12 anni, è autistico e cardiopatico, immaginatevi cosa è voluto dire gestirlo per tutto quel tempo». Fortunatamente il malore che il ragazzino aveva accusato (e per il quale era stata mobilitata l'eliambulanza) non dipendeva da disfunzioni cardiache.
Ma il disagio per quell'attesa ha lasciato l'amaro in bocca ai genitori. Tutto accade la mattina del 13 febbraio in un paese del Basso Sebino. Il ragazzino è a scuola, quando improvvisamente comincia a tremare e sudare fino a quando non perde i sensi. Si riavrà pochi minuti più tardi, ma la maestra di sostegno, sapendolo cardiopatico, s'allarma e chiama i soccorsi. Con l'elicottero il dodicenne viene portato, in codice giallo all'ospedale Papa Giovanni XXIII.
L'arrivo alle 11,37 - Al pronto soccorso pediatrico viene visitato alle 11,37. Il medico riscontra «discrete condizioni generali», gli offre un bicchiere d'acqua, gli attacca una fleboclisi al braccio e lo sottopone a un prelievo di sangue. «Poi ci hanno sistemati in una stanzetta - racconta il padre -. Io temevo fosse il cuore, tre mesi prima mio figlio aveva subìto un delicato intervento. Chiedevo che intervenisse un cardiologo, ma mi veniva risposto che bisognava prima vedere gli esiti degli esami del sangue».
È a questo punto che, secondo i genitori del ragazzino, il personale del pronto soccorso pediatrico comincia a temporeggiare. «Il medico continuava a rassicurarmi che il cardiologo sarebbe arrivato - continua il papà -. Mio figlio cominciava ad agitarsi. Per distrarlo lo portavo in giro per l'ospedale con la carrozzina e la flebo attaccata. Poi, ogni mezz'ora, tornavo al pronto soccorso per vedere se c'erano novità, ma mi ripetevano che bisognava aspettare».
L'esame alle 15,20 Alle 15,20, recita il verbale di pronto soccorso n. 2013009810, «si richiede visita cardiologica e si esegue l'elettrocardiogramma». «Dopo l'Ecg mio figlio voleva tornare a casa - spiega il padre -, urlava, si divincolava. Era difficile fargli capire che bisognava attendere ancora». Alle 16,45 - sempre da verbale - «si contatta cardiologo per sollecitare visita». Ma dal reparto di cardiologia pediatrica non arriva nessuno. Tanto che alle 18,10 - scrive il medico del pronto soccorso pediatrico - «si ricontatta cardiologo che dice di non poter visitare il bambino in tempi brevi perché occupato in altre attività». Il medico ha due casi più urgenti in reparto ed è impossibilitato a occuparsi del ragazzino autistico.
La madre si arrabbia Al pronto soccorso il clima si fa elettrico. L'attesa ha esasperato gli animi e la madre del dodicenne a un certo punto perde la pazienza: «Ditemi dove è il cardiologo. Guai a voi se succede qualcosa a mio figlio: butto all'aria tutto». «Io chiedevo scusa per i toni - ricostruisce il padre -, però facevo osservare che l'organizzazione non era il massimo. Le infermiere del pronto soccorso sembravano solidarizzare con noi. Io e mia moglie eravamo preoccupati perché temevamo che il malore c'entrasse qualcosa con l'intervento di tre mesi prima. Solo un cardiologo avrebbe potuto rassicurarci».
Alle 18,20 finalmente il bambino viene trasferito in Cardiologia pediatrica. «È stato visitato dal cardiologo alle 18,30, sette ore dopo il nostro ingresso all'ospedale - si lamentano i genitori -. Gli hanno fatto un Ecodopler e un controllo e abbiamo finalmente scoperto che l'episodio non era collegato all'intervento cardiologico di tre mesi prima. Solo alle 19 è stato dimesso. Io posso capire, ma era un mercoledì pomeriggio, non era notte e nemmeno un weekend, dove il personale è ragionevolmente ridotto. Mi chiedo: al Papa Giovanni XXIII, che è uno dei fiori all'occhiello della sanità lombarda, c'è un solo cardiologo in servizio nella cardiologia pediatrica? E, se arrivano due pazienti gravi contemporaneamente, che fa? Sceglie? Tira la monetina?».
La replica «C'è massima comprensione per i genitori del piccolo paziente e rammarico per i disagi che abbiamo loro creato - rispondono dall'ospedale -. Verificheremo se c'è possibilità di miglioramento. Possiamo però assicurare che in quel frangente è stato fatto tutto il possibile. Il cardiogramma del paziente era rassicurante e al suo arrivo al pronto soccorso è stato valutato come non urgente. Tutti i rilievi eseguiti dopo hanno confermato la valutazione d'ingresso. Il cardiologo era impegnato con due pazienti in condizioni più gravi. Sono le condizioni di salute a creare le priorità, questo proprio a tutela dei pazienti. Il protocollo di intervento è stato seguito correttamente».
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