Cronaca / Valle Seriana
Martedì 09 Aprile 2013
Yara, s'indaga a Rovetta
La lente anche sui figli legittimi
Un bambino nato a San Lorenzo di Rovetta, riconosciuto da un padre che lo credeva suo e, pertanto, non identificabile come illegittimo (se non con una prova del dna). È fra tutti i nati negli anni Sessanta e primi Settanta che gli inquirenti del caso Yara stanno cercando il loro uomo.
Un bambino nato a San Lorenzo di Rovetta, riconosciuto da un padre che lo credeva suo e, pertanto, non immediatamente identificabile come illegittimo (se non con una prova del dna). È fra tutti i nati negli anni Sessanta e primi Settanta, in famiglie residenti nel piccolo centro della Val Seriana, che gli inquirenti del caso Yara stanno cercando il loro uomo, di nuovo chini sugli elenchi anagrafici.
L'accertamento è in corso e parte dalla testimonianza di un settantacinquenne di Parre. L'uomo, poco meno di un mese fa, di fronte ai carabinieri di Clusone, ha sostenuto che il suo ex collega Giuseppe Guerinoni (l'autista di Gorno defunto nel 1999 e ritenuto padre biologico dell'assassino) negli anni Sessanta gli fece una confidenza: aveva «messo nei guai» una ragazza di San Lorenzo di Rovetta.
Particolare che aveva però taciuto circa un anno fa, quando insieme ad altri ex colleghi di Guerinoni, il pensionato di Parre fu sentito la prima volta dagli inquirenti. Il suo è un racconto attendibile? È quello che gli investigatori stanno cercando di capire, con una serie di nuove indagini a Rovetta e in alta valle.
Posto che gli accertamenti sui figli illegittimi - registrati all'anagrafe con il cognome della madre - hanno interessato più o meno tutta la valle e sono stati conclusi senza esito, fra chi indaga si fa sempre più largo un'ipotesi: il presunto figlio illegittimo di Giuseppe Guerinoni potrebbe, in realtà, essere stato riconosciuto all'anagrafe da un padre che lo credeva suo.
Sotto la lente ci sono anche le donne coetanee di Guerinoni (che era classe 1938) o di qualche anno più giovani. Una volta individuati i nominativi, è probabile che gli inquirenti diano inizio a una nuova (e più mirata) campagna di acquisizione di campioni salivari, per il test del dna.
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