Cronaca
Martedì 02 Aprile 2013
Quarant'anni fa a New York
la prima chiamata con un cellulare
Il 3 aprile del 1973 un ricercatore scende in strada a Manhattan, New York, e dal suo apparecchio bianco e grande più di una scarpa fa il numero di telefono del suo rivale: «Noi alla Motorola ce l'abbiamo fatta, la telefonia cellulare è una realtà».
Il 3 aprile del 1973 un ricercatore scende in strada a Manhattan, New York, e dal suo apparecchio bianco e grande più di una scarpa fa il numero di telefono del suo rivale: «Noi alla Motorola ce l'abbiamo fatta, la telefonia cellulare è una realtà».
Quel signore è l'ingegnere americano Martin Cooper, il suo diretto rivale è il ricercatore della Bell Labs, Joel Engel. Quella prima chiamata «senza fili» ha cambiato la storia della telefonia e anche le nostre vite, che a distanza di quarant'anni sono vissute in simbiosi col cellulare, oramai un oggetto «feticcio».
E le cose stanno andando oltre: a breve per fare una telefonata inforcheremo i Google Glass o daremo istruzioni all'iWatch al nostro polso. L'apparecchio usato da Cooper è un DynaTac, che sta per Dynamic Adaptive Total Area Coverage, pesante oltre un chilo, senza display, con un tempo di ricarica di 10 ore e appena 35 minuti di autonomia operativa.
Un problema, quello della durata della batteria, rimasto di fatto ancora irrisolto negli smartphone di oggi. Per quei tempi, il DynaTac è un miracolo tecnologico che chiude una rivalità tra Motorola e Bell Labs iniziata nel '47: dai laboratori di quest'ultima azienda aveva infatti preso forma l'idea di un apparecchio da usare senza la necessità di un collegamento a un filo.
Ma è solo 17 anni dopo quella prima telefonata, nel 1980, che l'invenzione riesce ad avere una platea più ampia grazie all'assegnazione delle prime frequenze. Il successore del prototipo di Cooper è il DynaTac 8000X, venduto a 3.995 dollari di allora, ovvero 9322 dollari attuali. Cifre che fanno apparire un iPhone 5 un dispositivo «ultra low cost».
L'epoca d'oro di Motorola arriva però con la serie MicroTac, lanciata a fine anni Ottanta e raggiunge il culmine con il modello Startac, che resta tra i migliori gadget di sempre. Dagli anni Ottanta in poi il cellulare ha iniziato una cavalcata verso il successo, dapprima contenuta - ci vollero sette anni per raggiungere il milione di utenti - poi, sempre più celere, fino ai numeri imponenti di oggi.
Con gli abbonamenti mobili (cellulari, tablet e chiavette per pc) a quota 6,6 miliardi a fine 2012 e previsioni di 9,3 miliardi nel 2018 (dati Ericsson): siamo vicini al fatidico giorno in cui i dispositivi supereranno gli abitanti del pianeta. Fare una chiamata è oramai diventata una funzione marginale del cellulare: ci si collega a Internet, si partecipa ad una chat, si cerca un'indicazione stradale, si fanno foto e video, si compra una canzone o un libro, si può pagare il conto al supermercato, e fare mille altre cose anche usando il comando vocale o degli occhi.
E in un futuro non molto lontano tutte queste funzioni si trasferiranno ad oggetti indossabili: come i Google Glass o l'orologio-pc che stanno elaborando sia Apple che Samsung, al momento regine del mercato degli smartphone. E Martin Cooper sembra approvare questa evoluzione. «Più vicina sarà la connessione al nostro cervello, più efficace sarà la tecnologia»: dice l'ingegnere 85enne che dal suo profilo Twitter @MartyMobile continua a essere «connesso». (Ansa)
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