Cronaca / Bergamo Città
Domenica 10 Marzo 2013
In stazione baby-gang di stranieri
«Terre di mezzo» lancia l'allarme
Gli oepratori del progetto «Terre di mezzo» lanciano l'allarme. Alla stazione di Bergamo, tra i frequentatori della notte, ci sono anche gruppi di giovanissimi. In particolare un gruppo di 18-20enni di origine maghrebina, interessati ai «soldi facili».
L'espressione «Terre di mezzo» suggerisce l'idea di spazi vuoti, confini tra mondi come lo sono le stazioni ferroviarie, luoghi di transito per eccellenza. Per questo «Terre di mezzo» è il nome del progetto che ha preso avvio a settembre e che vede coinvolti Trenord, Caritas diocesana e Comune di Bergamo. Ogni sera alle 22 gli operatori di Caritas, Nuovo albergo popolare e Patronato San Vincenzo di Sorisole arrivano col pulmino per offrire a chi passerebbe la notte all'addiaccio l'opportunità di dormire al caldo.
«Il progetto sta funzionando bene - spiega Fabio Defendi del Patronato -. La voce sull'esistenza del servizio si è ormai diffusa e la sera troviamo già le persone ad attenderci». La situazione generale in stazione è migliorata da quando il progetto ha preso avvio e hanno iniziato a lavorare anche i vigilantes di Trenord. «Il mondo della strada - commenta Alessandro Ghisalberti della Caritas - vede la presenza di molte persone che vivono situazioni diverse di marginalità. Ormai ci conoscono, un intervento delle forze dell'ordine di qualche mese fa ha migliorato la situazione complessiva».
Tra i frequentatori della notte ci sono anche gruppi, che forse sarebbe più corretto definire bande, di giovanissimi. «Il nostro intervento - aggiunge Ghisalberti - non è rivolto a loro, ma è chiaro che quando si incontrano certe realtà i confini saltano. C'è in particolare un gruppo di 18-20enni di origine maghrebina. che abbiamo cercato di avvicinare per conoscere meglio. Talvolta ci hanno chiesto di medicarli perché si erano picchiati o tagliati».
Alcuni di loro provengono dai centri per rifugiati, ma altri sono ragazzi cresciuti a Bergamo in famiglie che presentano grosse difficoltà. Non frequentano la scuola, non hanno un lavoro e amano i soldi «facili». «Con qualcuno di loro si è instaurato un rapporto di fiducia, ci percepiscono quasi come fratelli maggiori. Alcuni accettano di venire al pomeriggio al Punto sosta della Caritas. Forse è possibile offrire loro occasioni per cambiare uno stile di vita a rischio. Stando in giro per strada è naturale combinare guai, magari spacciando, consumando alcol. Proporre loro un'alternativa non è semplice, ma ci proviamo».
Lavorare di notte offre a questi operatori, tutti esperti ed in grado di affrontare anche momenti di tensione, un osservatorio privilegiato sulle marginalità. Dai racconti e confidenze raccolti da questi giovani emerge che altri luoghi della città sono o stanno diventando rifugi per chi vive per strada, tra questi l'aeroporto di Orio e il vecchio ospedale. «I ragazzi - riferisce Ghisalberti - raccontano che vi entrano perché trovano acqua calda e luce. Niente di meglio per chi rischia di dormire all'aperto». E se poi non si trova un posto, rimane la possibilità di salire sull'ultimo treno delle 23,02 per Milano Centrale, dove viene consentito di dormire in stazione. Tra i frequentatori di piazza Marconi un gruppo rappresenta lo zoccolo duro della popolazione che vive in strada: «Molti li conosciamo da tempo, sono tossici o alcolisti», conferma Ghisalberti. «Ma capita di incontrare anche persone - aggiunge Defendi - che per strada ci finiscono a causa della perdita del lavoro».
Tra le storie anche qualcuna curiosa: «Settimana scorsa sono stati portati qui - racconta Giacomo Invernizzi del Nap - due stranieri che avevano perso l'ultimo treno per Milano e non sapevano dove andare». Invernizzi sottolinea un elemento critico: «Il progetto risponde all'emergenza, anche se contempla l'opportunità di inserire le persone in percorsi educativi che superino l'aspetto assistenziale, ma per questo manca un coordinamento che dovrebbe gestire il Comune con altri servizi». Conclude don Claudio Visconti, direttore Caritas: «L'attenzione alle situazioni di marginalità è fondamentale, perché si incontrano le persone più povere».
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