Autopsia: escluso malore del pilota
Resta la causa tecnica per lo schianto
Vinicio Pellegrini non è morto per un malore, ma per le conseguenze dello schianto dell'ultraleggero che, domenica a Caravaggio, stava pilotando. La conferma di quanto già avevano ipotizzato i carabinieri si è avuta dall'autopsia sulla salma del settantatreenne.
Vinicio Pellegrini non è morto per un malore, ma per le conseguenze dello schianto dell'ultraleggero che, domenica a Caravaggio, stava pilotando. La conferma di quanto già avevano ipotizzato i carabinieri si è avuta dall'autopsia sulla salma del settantatreenne, che viveva in città in via Sant'Orsola.
Già i primi rilievi tecnici effettuati sui rottami dell'ultraleggero avevano indirizzato i carabinieri di Treviglio e Caravaggio verso l'ipotesi della fatalità, escludendo il malore: l'autopsia, eseguita giovedì mattina 7 marzo nella camera mortuaria del cimitero di Treviglio, ha confermato che Pellegrini non ha avuto alcun malore.
Terminato l'esame autoptico, la salma è stata restituita ai familiari per i funerali. La procura affiderà a un consulente una perizia per ricostruire nei dettagli la dinamica dello schianto e capirne le cause. L'ipotesi più verosimile, secondo gli inquirenti, è quella che la porta del lato passeggero del piccolo velivolo turistico fosse rimasta accidentalmente aperta prima del decollo dal piccolo aeroporto «Careas», nella campagna della Bassa.
Per questo, percorse alcune centinaia di metri, la porta si sarebbe aperta e poi staccata dalle maglie per la forza del vento. Il pezzo dell'aereo sarebbe così andato a impattare contro l'elica posteriore dell'aereoplanino, spezzandola: l'elica avrebbe anche reciso le ali in tela del mezzo, che sarebbe così inevitabilmente precipitato nel giro di pochi istanti.
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