Contributi a Nicoli Cristiani:
anche tre bergamaschi a processo

I pubblici ministeri bresciani Silvia Bonardi e Carla Canaia hanno chiesto il rinvio a giudizio per 31 dei 33 manager e imprenditori finiti nel registro degli indagati per sospetto finanziamento illecito ai partiti nell'ambito dell'inchiesta sui contributi a Nicoli Cristiani.

I pubblici ministeri bresciani Silvia Bonardi e Carla Canaia hanno chiesto il rinvio a giudizio per 31 dei 33 manager e imprenditori finiti nel registro degli indagati per sospetto finanziamento illecito ai partiti, nell'ambito dell'inchiesta sui contributi al «Comitato pro Franco Nicoli Cristiani» e all'associazione «Amici del Pdl», anche questa riconducibile al politico bresciano, ex vicepresidente del Consiglio regionale.

L'udienza è stata fissata per il 21 maggio: il gup dovrà decidere se rinviare a giudizio gli indagati oppure optare per il non luogo a procedere. Nel mirino sono finiti numerosi versamenti da decine di migliaia di euro ciascuno. Non perché fossero di per sé contro la legge (risultano iscritti a bilancio delle relative società), bensì perché effettuati – secondo i pm – senza essere stati deliberati dall'organo societario competente e perché privi di una nota integrativa che ne evidenziasse la natura di contributo a soggetto politico.

Gli imprenditori per i quali è stato chiesto il processo sono in larga maggioranza bresciani, ma ci sono anche alcuni bergamaschi. Fra questi il manager Giacomo Torriani, 58 anni, di Covo, amministratore unico della Stilo Retail Srl, società del gruppo Percassi.

Il manager della Bassa - in ragione della carica societaria ricoperta - è accusato di violazione delle leggi sul finanziamento ai partiti, per un versamento di 20 mila euro del 26 marzo 2010 al «Comitato pro Franco Nicoli Cristiani». Sebbene i contributi pro Nicoli fossero stati iscritti a bilancio dalla società, non erano stati deliberati dall'assemblea dei soci, che secondo la lettura dei pm era l'organo societario competente.

Fra i bergamaschi finiti nell'inchiesta ci sono anche Filippo Duzioni, il manager di Ciserano già sotto accusa a Monza per le presunte mazzette nell'ambito di alcune operazioni immobiliari in Brianza, e Giuseppina Taschini Vitali, di Costa di Mezzate. Il primo in qualità di presunto amministratore di fatto della «Amaleo» (per un versamento di 10 mila euro) e della «Mediaservice Srl» (70 mila euro nel 2009 e altri 10 mila l'anno seguente). La seconda in qualità di amministratore unico della «Mediaservice».

Leggi di più su L'Eco di martedì 5 marzo

© RIPRODUZIONE RISERVATA