«La sfida da vincere»
Si parla di internet

«Allarme pensiero: gli studenti sanno sempre meno ragionare in modo strutturato, argomentato e critico?» È questa la domanda alla base della serata organizzata dalla scuola Imiberg di Bergamo per martedì 5 marzo alle 20,30, in via Santa Lucia 14 con Alberto Contri, Presidente di Pubblicità Progresso e docente di comunicazione alla Iulm, dal titolo «Internet. La sfida da vincere».

Il tema al centro della serata è la crescente difficoltà di un crescente numero di studenti universitari nell'esprimere un pensiero strutturato, concentrarsi, riflettere, ragionare con senso critico, sviluppare punti di vista personali.

«Il vulcanico sviluppo dei mezzi e delle tecnologie di comunicazione avvenuto negli ultimi venti anni - dichiara Contri - ci ha messo e ci mette a disposizione una quantità impressionante di strumenti capaci di aumentare le nostre conoscenze e le nostre informazioni, ovunque ci troviamo e in qualsiasi momento. E questo è un fatto di cui sarebbe sciocco non apprezzare la portata. Ma sarebbe altrettanto sciocco ignorare che l'uso non appropriato o addirittura compulsivo di questi mezzi può generare effetti collaterali anche gravi, come quelli rilevati in un crescente numero di studenti».

Secondo una ricerca dell'Università di Stanford, ogni minuto vengono effettuate circa 695.000 ricerche su Google, caricati 600 video su Youtube per un totale di 48 ore, caricate 6.600 foto su Flickr. Ma non solo. Vengono pubblicati 695.000 aggiornamenti di stato, circa 80.000 messaggi in bacheca e 510.040 commenti su Facebook e 98.000 tweets su Twitter. Più di 370.000 minuti di chiamate vocali vengono effettuate dagli utenti Skype, 20.000 nuovi post pubblicati su Tumblr.

«È davvero un amaro paradosso - conclude Contri - poiché credendo di impadronirsi del mondo e della sua realtà le giovani generazioni rischiano di finire fuori dalla realtà. Ed ecco perché è corretto parlare di illusione paranoide, a dispetto delle assai modeste osservazioni sulla accresciuta plasticità neuronali dei nativi digitali. È fondamentale tornare a far contare gli studenti su capacità che risiedono all'interno di loro stessi e non residenti altrove, come server e software intesi come protesi esterna del loro sé».

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