Ambrosoli fallisce la rimonta
Non basta il candidato «civico»

Ad Ambrosoli non è bastato essere un candidato giovane e con un cognome importante. Non è bastato girare la Lombardia un lungo e in largo e coinvolgere nella elettorale leader nazionali e locali. In centrosinistra ha perso anche scegliendo un candidato «civico».

Ad Ambrosoli non è bastato essere un candidato giovane, civico e con un cognome importante. Non è bastato girare la Lombardia in lungo e in largo e coinvolgere nella campagna elettorale leader nazionali e locali.

Ha rimontato, sì, ma non è riuscito a portare la Regione al centrosinistra, nonostante il dato della sua coalizione alla fine sia risultato superiore a quello nazionale. Allargare il campo dei suoi alleati e coinvolgere tanti rappresentanti della società civile erano i presupposti della sfida che il figlio di Giorgio Ambrosoli, «l'eroe borghese» assassinato nel 1979, non è riuscito a vincere.

Avvocato penalista di 41 anni, slegato dai partiti che a lungo lo hanno corteggiato fino a convincerlo ad accettare una candidatura sulla quale ha meditato a lungo. Ma dopo aver lasciato il campo a Giuliano Pisapia per le amministrative del 2011, ha deciso che era arrivato il tempo per mettersi in gioco puntando su «una proposta molto diversa da quella del centrodestra, ma anche da quella del centrosinistra nazionale».

Per questo ha voluto e vinto primarie non indette dai partiti ma da un «Patto civico molto più ampio di ciò che i partiti rappresentano». Poi ha iniziato la sua campagna elettorale contro «il sistema di potere del formigonismo» e contro un centrodestra «degli scandali che ha aperto le porte del consiglio alla mafia».

Legalità è stato quindi il prerequisito di tutto il suo programma, discontinuità e trasparenza i tempi spesso ripetuti, rigenerazione il termine più usato per puntare a «un cambiamento non contro ma per». Per la campagna ha ingaggiato Stefano Rolando, lo spin doctor che aveva portato due anni fa Giuliano Pisapia al successo. Ma troppo alta la montagna da rimontare rispetto a quella milanese, troppo difficile recuperare il milione di voti di scarto a favore del centrodestra nel 2010, anche se rispetto a Filippo Penati che perse di 23 punti contro Roberto Formigoni, Ambrosoli ha dato tutt'altro filo da torcere a Maroni, riducendo lo scarto a circa 5 punti.

Ma alla fine, solo a Milano il vento è davvero cambiato, mentre nelle grandi province di Bergamo e Brescia il distacco è superiore alla doppia cifra, così come nella roccaforte leghista di Varese per non parlare del plebiscito avuto da Maroni a Sondrio.

Già i dati nazionali di lunedì avevano spento entusiasmo e ottimismo e il voto disgiunto è stato l'ultimo appiglio in cui credevano i suoi sostenitori riuniti al Teatro Litta, dove si respirava subito un'aria di serena rassegnazione.

Sempre presente Annalori, la madre di Umberto Ambrosoli, sempre sorridente nonostante una vita segnata dai lutti, visto che oltre al marito ha perso anche un fratello e un figlio: «È stata una sfida passionale e coinvolgente, comunque vada questa sfida sarà utile per mio figlio».

«Comunque sia è solo l'inizio», ha detto Ambrosoli, sottolineando il risultato positivo della sua lista civica e di una coalizione «che ha superato di dieci punti il dato del centrosinistra alla Camera». Ma anche «andando oltre i partiti» e scegliendo un candidato civico, il centrosinistra ha perso, aprendo le consuete riflessioni su una coalizione che andava da moderati fuoriusciti dall'Udc fino a esponenti della Federazione della sinistra.

«La lista civica ha dato un segnale interessante e si è rivelata un valore aggiunto», ha detto il segretario del Pd Maurizio Martina mentre il segretario regionale lombardo di Sel, Franco Bordo ha spiegato che «è evidente che la formula proposta dal centrosinistra va rivista».

Intanto Ambrosoli ha postato in Facebook un testo di ringraziamento per i suoi elettori. «Ringrazio tutti coloro che hanno creduto a questa possibilità. A loro assicuro che continuerò a dare il mio contributo dai banchi dell'opposizione, in Consiglio regionale, nella consapevolezza che l'opposizione non deve alzare muri ma portare un contributo costruttivo, con rigore verso le istituzioni, onestà verso se stessi e libertà - ha scritto il leader del Centrodestra -. Il favore che ha raccolto la mia Lista Civica è un segnale dell'importanza che ha, oggi, il ricambio generazionale. Ora farò un'analisi critica dei risultati; evidentemente il mio modo doveva essere diverso, ma quello che abbiamo proposto crediamo fermamente sia ciò di cui Regione Lombardia ha bisogno per essere competitiva in Europa. Non è stato sufficiente, ma sono fiero che sia stato uno dei migliori risultati del centrosinistra, in Regione, degli ultimi 18 anni. Quello che ho detto a mio figlio, stasera, è che le battaglie sono giuste anche se si perdono. Grazie».

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