Selvino, Lara piange Roberto
«Addio amore coraggioso»

Si è spento all'ospedale di Alzano, Roberto Cornelli, 48 anni, marito della campionessa Lara Magoni. Imprenditore di successo, alla guida di una ditta di autotrasporti nel Piacentino, era da tempo malato. «Dio ha scelto diversamente», ha scritto Lara sul profilo Facebook.

«Dio ha scelto diversamente». Come dev'essere stato difficile accettarlo. E scriverlo, sul profilo Facebook. Con la morte nel cuore e, lì insieme, la stupenda lezione di vita che il suo Roberto le ha lasciato andandosene, infine, dopo una battaglia combattuta per tre anni senza mai, mai, mai mollare.

Fino alla fine nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia Lara Magoni, la campionessa, nel 2002 dopo un lungo fidanzamento aveva sposato Roberto Cornelli, il ragazzo d'oro, uno che aveva tutto: bello, intelligente, ricco, simpatico. Imprenditore di successo passato dopo il padre alla guida di una ditta di autotrasporti nel Piacentino, fin da piccolo con i genitori e la sorella Patrizia d'estate traslocava da Milano sull'Altopiano di Selvino. La gioventù felice e spensierata di un ragazzo a cui riusciva tutto bene.

«Adorava la vita, scrivilo» chiede Giampaolo Bertocchi, avvocato, selvinese doc. C'era anche lui ieri a raccogliere l'ultimo respiro del ragazzo d'oro, insieme a Lara, a Patrizia, ai familiari più stretti e agli amici più cari, tra cui l'arbitro di serie A Paolo Mazzoleni, il quale ha dedicato alla battaglia di Roberto l'amichevole nello stadio dei Mondiali di calcio a Parigi tra Francia e Germania, da lui arbitrata il 6 febbraio.

«Ci lascia una lezione straordinaria – racconta Giampaolo –, lui che adorava la vita, non si è mai lamentato della malattia che aveva scoperto per caso tre anni fa, quando lui di anni ne aveva 45. Diceva a Lara, scherzando, che lo voleva avvelenare con il cibo perché da un po' aveva mal di stomaco. Invece era un brutto tumore. Dopo l'operazione al San Raffaele e dopo un ciclo di cure, era stato bene per diverso tempo. L'anno scorso il male si è ripresentato, molto aggressivo». E non gli ha dato scampo.

Eppure lui, instancabile, che per 15 anni aveva fatto tutti i giorni senza mai lamentarsi Selvino-Piacenza per andare in ditta, pur provato nel corpo ma con l'inseparabile sorriso in volto, a settembre era ancora sul campo di gioco del Calcio Selvino a tirare in porta. «Gli piaceva vincere – racconta Giampaolo –, e anche a settembre quando segnava aveva la felicità in faccia. Era pazzesco vederlo, straziava e riempiva di gioia allo stesso tempo. Un invito ad amare la vita sempre e comunque. E lui, anche nella malattia, voleva farcela, ha detto sì a tutte le cure, a tutte le medicine. Non l'ho mai sentito dire "perché proprio a me?" Cos'ho fatto di male?"».
«Oggi – ha postato ieri su Facebook la sua Lara – il più bel regalo della mia vita ha scelto la pace dopo anni di battaglia. Porterò nel mio cuore la sua dignità, il suo coraggio, il suo amore per la vita, il suo voler vedermi felice. Mi ha insegnato le cose per le quali vale la pena combattere, la vita! Più forte del destino».

Roberto Cornelli se n'è andato ieri a 48 anni nell'ospedale di Alzano dov'era ricoverato da qualche giorno. Nel pomeriggio Lara l'ha riportato sull'Altopiano dove tutto era cominciato. Già ieri sera un sacco di gente è arrivata all'hotel Marcellino, l'albergo della famiglia Magoni, dove nella sala da pranzo è stata allestita la camera ardente. Sabato alle 15 i funerali nella chiesa parrocchiale, poi il ragazzo d'oro resterà qui nel cimitero del paese che amava.

«Prima e dopo ogni partita importante, puntuale arrivava l'sms di Roberto – chiude Paolo –. Era un amico vero e mi ha insegnato cosa significa, davvero, la parola coraggio». «Da novembre – racconta infine Giampaolo – si era aggravato e nelle ultime settimane era molto indebolito, parlava poco ma aveva la forza di mandare sms. L'ultimo che gli ho scritto era per dirgli che di amici come lui ne capitano pochissimi nella vita. Lui mi ha risposto: "Devo essere più forte del male"». Lo è.

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