Quartieri fantasma a Bergamo
È un'altra faccia della crisi

All'imbrunire è più facile accorgersene perché le luci che dovrebbero segnalare la presenza di qualcuno in casa, non ci sono. Alla guida di un'auto, basta staccare per un attimo lo sguardo dalla strada per notare quanti edifici vuoti ci sono attorno.

All'imbrunire è più facile accorgersene perché le luci che dovrebbero segnalare la presenza di qualcuno in casa, non ci sono. Alla guida di un'auto, basta staccare per un attimo lo sguardo dalla strada per notare quanti edifici vuoti ci sono attorno.

Case appena fatte, che fanno bello sfoggio di sé, in attesa di essere acquistate. Altre che sono chiuse da due, tre anni, sempre in attesa di un acquirente. Ci sono poi interi quartieri o «borghi», termine molto in voga nel marketing dell'immobile, a richiamare una dimensione vivibile dell'abitare, dove si vede solo qualche luce accesa, quasi un faro nel vuoto.

La dimensione dell'«invenduto» è cambiata radicalmente con l'avvento della crisi, che morde il settore delle costruzioni. Un fenomeno visibile in città a partire dalla Celadina, con l'ambizioso progetto di riqualificazione dell'ex Irf (l'Industria riuniti filati) di via Daste e Spalenga, dove a oggi ci sono centinaia di appartamenti con le tapparelle abbassate, fino alle case a edilizia convenzionata al confine con Grumello del Piano, appartamenti più appetibili dal punto di vista economico, ma che per buona quantità sono ancora vuoti.

Gli imprenditori reagiscono in diverso modo, c'è forse chi teme di rovinarsi ulteriormente il mercato e preferisce non commentare, c'è invece chi non ha remore ad ammettere che la crisi c'è. Si sente e si vede. «La gente fatica ad acquistare casa perché è difficile ottenere i mutui dalle banche – spiega Mario Presezzi, presidente Cooperativa Cogea Casa –. Si fa anche fatica a vendere la propria casa per avere liquidità nel comprarne una nuova».

«Noi stiamo proponendo il patto di futura vendita, in convenzione con il Comune e Regione. Si tratta di un edificio già costruito, in via Pelandi, dove gli appartamenti ad edilizia convenzionata sono stati venduti, mentre una parte di quelli a edilizia libera sono rimasti invenduti. Grazie a questo accordo li stiamo proponendo a un prezzo inferiore ed è una soluzione che sta riscuotendo interesse, anche perché si può pagare in modo dilazionato e con un contributo regionale che abbatte il prezzo».

Leggi le due pagine dedicate all'argomento su L'Eco di domenica 17 febbraio

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