Piccoli «artigiani» della truffa
rubavano l'identità dei calciatori

Rubavano identità consultando una sorta di album Panini del Maghreb: le vittime, inconsapevoli, erano infatti calciatori di origine nordafricana come loro, scelti in base a una vaga somiglianza. Si tratta di una dozzina di algerini condannati a Bergamo.

Rubavano identità probabilmente consultando una sorta di album Panini del Maghreb: le vittime, inconsapevoli, erano infatti calciatori di origine nordafricana come loro, scelti in base a una vaga somiglianza.

Si tratta di una dozzina di algerini condannati a Bergamo (l'ultimo ieri) per documenti falsi, gente irregolare che tra il 2007 e il 2008 cercava di rimanere in Europa sotto mentite spoglie e che in un primo momento era stata lambita da sospetti di terrorismo islamico.

Era infatti indagando su un possibile attentato al giudice spagnolo Baltasar Garzon, che il Gico della Finanza di Milano s'era imbattuto in questo gruppo di falsari. Le intercettazioni indirizzavano verso algerini che all'epoca vivevano a Bergamo, Seriate, Almenno S. Salvatore e che risultavano in possesso identità farlocche.

Salafiti dormienti? All'inizio pareva di sì, complici anche gli afflati religiosi che permeavano le loro conversazioni. Si stabilirà poi che il calibro criminale dei soggetti in questione andava ridimensionato: i loro non erano altro che espedienti, piuttosto artigianali, per procurarsi carte d'identità europee e i conseguenti titoli per non essere rispediti al di là del Mediterraneo.

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