Cronaca / Bergamo Città
Martedì 22 Gennaio 2013
Bancarotta per circa 2 milioni
Gdf di Bergamo, arrestato 49enne
La Guardia di Finanza di Bergamo, nell'ambito dei reati fallimentari, ha eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip Patrizia Ingrascì, nei confronti di U.A., 49enne di origini napoletane per bancarotta fraudolenta.
La Guardia di Finanza di Bergamo, nell'ambito dei reati fallimentari, ha eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip Patrizia Ingrascì, nei confronti di U.A., 49enne di origini napoletane per bancarotta fraudolenta, reato punito con la reclusione da 3 a 10 anni.
L'uomo è già in carcere, arrestato a Napoli lo scorso dicembre per le indagini condotte in Campania che lo hanno considerato il «volto» imprenditoriale di un'associazione criminale, dedita al riciclaggio di denaro attraverso l'infiltrazione nel tessuto economico ed imprenditoriale bergamasco.
Le indagini delle Fiamme Gialle bergamasche, dirette da Monia Di Marco, sostituto presso la locale Procura, sono state avviate agli inizi del 2012 a seguito del fallimento della società denominata «De Gennaro Moda Srl». Gli inquirenti hanno così scoperto la distrazione dal patrimonio della società fallita di ingenti somme di denaro, fino ad ora accertate in ben 1 milione 854.966 euro.
Rappresentante legale della società era A. G., deceduto nel luglio del 2011, ma di fatto la stessa veniva gestita dal 49enne, titolare tra l'altro del marchio «L'arianna», che curava i rapporti con i clienti/fornitori e con i funzionari degli istituti di credito presso i quali la società teneva i propri conti correnti. Inoltre U.A. utilizzava carte di credito, formalmente intestate all'amministratore di diritto e collegate ai conti correnti della fallita, per acquisti personali (quali ad esempio oggetti di valore o rifornimenti di carburante delle autovetture da lui usate) per un ammontare di 13 mila 162 euro. Dall'attività di indagine è emerso che l'indagato gestiva non solo la De Gennaro moda, ma una pluralità di società (alcune delle quali fallite con modalità pressoché identiche), avvalendosi, quali amministratori di diritto, di prestanomi compiacenti le cui posizioni sono tutt'ora al vaglio degli inquirenti.
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