Cronaca
Lunedì 14 Gennaio 2013
Giornata mondiale dei migranti
Il vescovo: favorire l'incontro
«Non sono solo le persone degli altri Paesi che si devono integrare, ma anche noi ci dobbiamo integrare con queste persone. La vera integrazione, infatti, è l'incontro, che esige il protagonismo di tutti». Così il vescovo Beschi, nella Giornata mondiale dei migranti.
«Non sono solo le persone degli altri Paesi che si devono integrare, ma anche noi ci dobbiamo integrare con queste persone. La vera integrazione, infatti, è l'incontro, che esige il protagonismo di tutti». È intervenuto così il vescovo di Bergamo, monsignor Francesco Beschi, nella Giornata mondiale dei migranti e dei rifugiati celebrata ieri nella parrocchia di Brembate Sopra.
In una chiesa gremita di fedeli, italiani e stranieri di ogni continente, riunitosi per la 99ª Giornata dedicata alla questione dell'immigrazione, il vescovo ha voluto ribadire che «occorre evitare il mero assistenzialismo verso i migranti, ma bisogna favorire l'integrazione, che non significa assimilazione, bensì incontro e relazione con l'altro».
La Messa - concelebrata anche da monsignor Lino Belotti, dai preti del vicariato e quelli che si occupano degli immigrati in diocesi - è stata il momento conclusivo e più importante di tutta la giornata, organizzata a livello diocesano nel vicariato di Mapello-Ponte San Pietro, dall'ufficio migranti.
Una celebrazione, come ormai da tradizione, in più lingue (ben otto: italiano, inglese, francese, spagnolo, tagalog, ucraino, portoghese e tigrino) e che vede protagonisti gli immigrati di fede cattolica residenti in Bergamasca. Come emblema è stata scelta una stringa delle scarpe: «Simbolo di chi è in cammino e in pellegrinaggio – ha spiegato il direttore dell'ufficio migranti, don Massimo Rizzi –, ma anche di legami e di relazioni».
I fedeli, infatti, hanno raggiunto la chiesa con una piccola processione partita dall'oratorio, con al polso una stringa colorata che li univa in una lunga carovana. Lo stesso segno che anche il vescovo ha ripetuto più tardi sull'altare.
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