Il Borgo: violenza che non ci appartiene
ma di notte ci sono problemi da risolvere

I residenti di Borgo Santa Caterina rivendicano la natura del proprio quartiere, dalle tradizioni ancora ben salde e dove la coesione sociale è un valore diffuso. Ma come tutti gli antichi borghi si scontra con le novità introdotte dal vivere contemporaneo.

I residenti di Borgo Santa Caterina rivendicano la natura del proprio quartiere, dalle tradizioni ancora ben salde e dove la coesione sociale è un valore diffuso. Ma come tutti gli antichi borghi si scontra con le novità introdotte dal vivere contemporaneo, compresa la vita notturna che ha reso via Borgo Santa Caterina un importante punto di ritrovo per i giovani non solo della città, ma di tutta la provincia. Con la musica alta, il parcheggio selvaggio, il vociare fino a tarda notte che hanno intaccato il naturale equilibrio del Borgo.

Nel ricostruire l'immagine del quartiere la voce dei residenti è unanime: tutti parlano di un «Borgo d'oro» tranquillo durante il giorno ma che con la notte cede il passo ai locali, trasformandosi nel boulevard del divertimento. Il Borgo ha fatto da tragico sfondo alla violenza subita dalla ragazza ventiquattrenne appena uscita da uno dei locali della via, ma a detta dei residenti si tratterebbe di un caso isolato, che nulla avrebbe a che vedere con le normali frequentazioni del popolo della notte.

Da tempo la situazione è monitorata dalla parrocchia, in stretto contatto con il mondo giovanile: «Il quartiere ha una sua storia importante di grande coesione sociale, di partecipazione e di tradizioni – spiega don Cristiano Re, curato della parrocchia di Borgo Santa Caterina –. Non è un'isola felice e vive tutte le problematicità del vivere di oggi. Penso al tempo della notte, con i giovani che per divertirsi fanno uso di alcol e sostanze. Senza esprimere in modo aprioristico giudizi, ci sono alcune derive che sono state intraprese e fatichiamo a comprendere».

«Ci siamo già attivati in modi diversi da un anno, insieme al centro polivalente e al tavolo delle agenzie educative, ma si dovrebbe avere uno sguardo più ampio, preoccupandosi non solo degli schiamazzi ma anche del perché, provando a proporre una risposta. Non voglio collegare la violenza che c'è stata al quartiere, è certo però che si colloca in uno spazio preciso e ha bisogno di essere analizzata con uno sguardo più completo».

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