Un patrimonio archeologico
sotto il tracciato dell'Alta velocità
Dopo la Brebemi ora è la linea ferroviaria per l'Alta Velocità a far scoprire come duemila anni fa si viveva e si lavorava nella pianura bergamasca. Da un anno sono partite le indagini preliminari archeologiche lungo quello che sarà il tracciato.
Dopo la Brebemi ora è la linea ferroviaria Alta Velocità-Alta Capacità a far scoprire come duemila anni fa si viveva e si lavorava nella pianura bergamasca. Da un anno sono partite, sotto la direzione scientifica della Soprintendenza per i Beni archeologici della Lombardia, le indagini preliminari archeologiche lungo quello che sarà il tracciato percorso dai binari della Tav.
Il primo bilancio è degno di nota: sono ben 33 i cantieri archeologici che fra Treviglio e Antegnate hanno portato alla luce importanti reperti risalenti a un vasto periodo compreso fra la preistorica tarda età del bronzo (12° secolo a. C.) all'età rinascimentale (15° secolo d. C.): si va da insediamenti abitativi e produttivi a necropoli, da fibule, monete e monili in argento a punte di freccia e giavellotti in bronzo oltre a molti altri oggetti in ceramica e vetro. E tutto questo scavando fra i 20 e i 60 centimetri. Oltre non è previsto che vadano le indagini preliminari archeologiche per la costruzione della Tav che Cepav 2 (il consorzio incaricato dei lavori) ha affidato alla società Archeosistemi di Reggio Emilia.
I suoi tecnici da un anno stanno scavando nelle aree indicate dalla Soprintendenza come a «rischio archeologico» rivelatesi fino ad ora particolarmente ricche a Antegnate, Bariano, Caravaggio con la frazione di Masano, Casirate e Treviglio.
Il maggior numero di ritrovamenti risalgono all'età romana e tardo romana (dal 1° a.C. al 4° secolo d.C.). Ha suscitato particolare interesse la necropoli svelata a Bariano: è composta da 36 tombe che si estendono lungo una antica strada larga sei metri e parte della fitta rete viaria che già in età romana interessava la pianura bergamasca. All'interno delle tombe sono stati trovati corredi funerari composti da piatti, coppe, olle, balsamari prevalentemente in frammenti, e anche monete (si tratta dell'obolo che, secondo la credenza religiosa di allora, andava versato a Caronte per attraversare nell'Ade il fiume Acheronte).
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