Belotti e l'inchiesta sulle spese:
«Tutelo la Lega, non mi ricandido»

«Non mi ricandiderò più in Regione, la Lega non può permettersi di avere candidati indagati, anche se sul niente». Daniele Belotti, finito nell'inchiesta sulle presunte «spese allegre», dice: «niente da nascondere».

«Non mi ricandiderò più in Regione, la Lega non può permettersi di avere candidati indagati, anche se sul niente». Daniele Belotti, finito nell'inchiesta sulle presunte «spese allegre», si dice tranquillo («perché non ho niente da nascondere») sui risultati delle indagini.

Ma sceglie di fare un passo indietro rispetto alle urne per «tutelare» il movimento. Il consigliere bergamasco è anche pronto a «pubblicare tutte le spese fatte, sto facendo le valutazioni del caso con l'avvocato che è stato nominato per tutto il gruppo della Lega».

Un solo legale per tutti i «padani», spiega, perché «la contestazione che viene fatta è sul sistema, non solo su eventuali spese anomale, che inoltre io non ho». E ritiene che alla ormai lunghissima lista di consiglieri di maggioranza finiti nel mirino delle indagini si aggiungeranno presto i nomi di colleghi di opposizione: «È il sistema dei rimborsi che viene contestato».

Le voci per cui i consiglieri possono chiedere i rimborsi – il budget comunque non è illimitato – sono indicate nell'articolo 2-ter della legge regionale 34 del 1972. «Per quanto riguarda i pranzi e le cene, in 27 mesi di mandato in Regione ho chiesto rimborsi solo per sei cene, per un totale di 248 euro», ha precisato il leghista. «Roba da 20 euro a testa – prosegue, per poi ironizzare –. Mica si parla di ristoranti di lusso».

Tutto su L'Eco di Bergamo del 22 dicembre

© RIPRODUZIONE RISERVATA