I rimborsi contestati in Regione
Raimondi ascoltato dal procuratore

Oltre a Valentini, il «recordman» delle presunte spese illecite con oltre 180 mila euro tra il 2008 e il 2012, anche altri due consiglieri del Pdl, l'ex assessore Marcello Raimondi e Angelo Giammario, hanno scelto di affrontare il procuratore.

Una cena da 26 coperti per 1.560 euro, più una lunga serie di pasti nei migliori ristoranti di Milano a un costo variabile tra i 400 e i 700 euro, ma anche un «pranzo con pesce» per due persone con «vino Gaia Alteni (80 euro) più Champagne Bollinger (80 euro)» per 299 euro. Sono solo una piccola parte delle spese contestate dalla Procura di Milano al capogruppo del Pdl al Pirellone, Paolo Valentini, che martedì si è presentato davanti ai pm per dire che quegli eventi erano tutti «istituzionali» e che quella dei rimborsi ai consiglieri «è una prassi consolidata» portata avanti per tanti anni in base alla legislazione regionale.

Oltre a Valentini, il «recordman» delle presunte spese illecite con oltre 180 mila euro tra il 2008 e il 2012, anche altri due consiglieri del Pdl, l'ex assessore Marcello Raimondi e Angelo Giammario, hanno scelto di affrontare il procuratore aggiunto Alfredo Robledo e i pm Paolo Filippini e Antonio D'Alessio e di rispondere alle domande su quei lunghi elenchi di uscite di denaro pubblico che, secondo gli investigatori della Gdf, non avevano nulla a che fare con il mandato consiliare.

Gli esponenti del Carroccio, invece (sono 22 i destinatari di inviti a comparire per peculato, 11 consiglieri Pdl e 11 della Lega) hanno deciso di non presentarsi in Procura e così sono saltati gli interrogatori di Pierluigi Toscani, quello che avrebbe speso soldi anche per cartucce da caccia e «Gratta e Vinci», di Massimiliano Orsatti, che avrebbe acquistato coi rimborsi, tra l'altro, un cd di Bon Jovi e il film «Benvenuti al Sud», e Angelo Ciocca.

Non hanno risposto nemmeno Gianluca Rinaldin e Alessandro Colucci, entrambi Pdl, mentre la collega Antonella Maiolo ha presentato una memoria. La stessa scelta fatta da Nicole Minetti, alla quale vengono contestate 27 mila euro di spese dal 2010, soprattutto in cene anche da 800 euro. Era attesa per mercoledì in una caserma della Gdf per l'interrogatorio, ma non andrà e il suo legale, l'avvocato Pasquale Pantano, depositerà una memoria per la difesa.

Da quanto si è capito, la linea difensiva dei consiglieri verte sull'esistenza della normativa regionale che attribuisce questi rimborsi ai gruppi consiliari, rimborsi che sono stati usati, dicono, per spese di rappresentanza, senza che l'ufficio di Presidenza del Consiglio regionale addetto alle verifiche abbia mai segnalato anomalie. Per gli inquirenti, però, il regolamento contabile del Consiglio regionale parla chiaro quando dice che i fondi non si possono usare per fini di «mera liberalità», come invece, secondo l'accusa, è accaduto.

«C'è una prassi consolidata - ha spiegato, invece, Valentini ai cronisti - io sono in Consiglio da 18 anni ed è stata sempre seguita la legislazione regionale».

E ha aggiunto: «Se le contestazioni mosse a me, al mio gruppo e a quello della Lega fossero confermate dai magistrati, mi auguro che a questo punto le indagini si estendano non solo ai gruppi di opposizione, ma anche a tutti i consigli regionali d'Italia e anche a tutti i gruppi parlamentariª. Valentini ha però precisato di non poter dare assicurazioni ´sulla buona condotta di tutti, io ho fatto un discorso generale, chi ha sbagliato ne risponderà».

Nell'elenco contestato al capogruppo, stilato dalla Gdf, intanto compare, tra le altre cose, anche una spesa di 1.360 euro nel 2009 per «ristoranti in Marocco» annotati come «rappresentanza presidente».

Infine, l'avvocato Domenico Aiello ha fatto sapere che «con i colleghi prof. Centonze e avv. Bertacco» ha assunto la difesa dei consiglieri leghisti. Allo stato, secondo il legale, «è necessario attendere una scrupolosa ricostruzione dei fatti contestati e rinviare l'esposizione delle nostre difese al pm».

Quindi anche il capogruppo Stefano Galli, convocato per mercoledì, non dovrebbe presentarsi in Procura. «La stessa contestazione di peculato - spiega l'avvocato - non trova applicazione certa ai rimborsi contestati agli indagati se si considera la natura privatistica riconosciuta ai gruppi consiliari».

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