La Cisl sul welfare lombardo:
«Serve un confronto più ampio»

«Riteniamo necessario un confronto più ampio, competente e partecipato in grado di definire gli assetti, le risorse destinate, l'orizzonte e i contenuti organizzativi di un'azione di riforma per un welfare effettivo e sostenibile»: così Patrizio Fattorini (Cisl) sul welfare regionale.

«Abbiamo rilevato che il documento di sintesi degli esiti della consultazione sul nuovo welfare lombardo dello scorso 25 ottobre, rivede e innova significativamente il documento presentato a maggio  accogliendo alcune delle  nostre osservazioni e proposte, ma  riteniamo necessario un confronto più ampio, approfondito, competente e partecipato in grado di definire gli assetti, le risorse destinate, l'orizzonte e i contenuti organizzativi di un'azione di riforma per un welfare effettivo, efficace e sostenibile».

Così Patrizio Fattorini, segretario organizzativo e responsabile del Welfare della Cisl bergamasca, sulla riforma dello «stato sociale» che Regione Lombardia intende varare. Un tema particolarmente «caldo», al centro dei lavori dell'Assemblea dei Sindaci in programma giovedì pomeriggio a Stezzano.

«Ho seguito con grande interesse ed attenzione il dibattito che si è riaperto sul Welfare Lombardo - sostiene Fattorini - ed in particolare sul sistema servizi sociali che opera sul nostro territorio, devo dire che finalmente  il tema esce dalle analisi e dai confronti tra gli addetti ai lavori ed enttra, grazie allo spazio dedicato dal giornale, nelle case delle persone.
Sarebbe troppo facile cavarsela con un «la Cisl l'aveva detto mesi fa» ma questo non fa parte del nostro modo di confrontarsi con i problemi.
Altro ribadire che la Cisl in questa difficile  fase  si è posta come interlocutore propositivo nella  discussione sul nuovo modello di Welfare Lombardo, sulla sperimentazione del Fattore Famiglia Lombardo ancora tutta da verificare, con un approcio molto critico, ma non ideologico, sull'utilizzo di voucher  ritenendo lo strumento inadeguato alla risposta qualitativa ai bisogni, inefficace nella tutela degli stessi bisogni, simile ad un "mercato libero" dei servizi.
In ogni passaggio, in ogni incontro, la Cisl ha ribadito con forza e determinazione la necessità che il sociale sia governato e gestito dal territorio, dalla rete costruita nel tempo tra i comuni singoli o in forma associata e la comunità che assiste e cura e che ha trovato sintesi negli Ambiti della 328/00.
Questa rete, questa comunità, merita rispetto, non umiliazione. Convinti di questa affermazione in altrettanti incontri abbiamo chiesto ai sindaci di convididere i percorsi, le proposte e le richieste, di costruire alleanze.
Abbiamo rilevato che il documento di sintesi degli esiti della consultazione sul nuovo welfare lombardo dello scorso 25 ottobre, rivede e innova significativamente il documento presentato a maggio  accogliendo alcune delle  nostre osservazioni e proposte, ma  riteniamo necessario un confronto più ampio, approfondito, competente e partecipato in grado di definire gli assetti, le risorse destinate, l'orizzonte e i contenuti organizzativi di un'azione di riforma per un welfare effettivo, efficace e sostenibile.
La Cisl prende atto che il nuovo documento non ripropone il sistema dotale come architrave del nuovo welfare lombardo, rimane da valutare con il territorio e con l'Asl, le ricadute della sperimentazione in corso ed avere, insieme,  dalla RL la conferma che queste risorse, nel 2013, rientrino nella disponibilità degli Ambiti 328/00.
Per questo riteniamo indispensabile la continuazione del confronto  appena si sarà insediata la nuova Giunta Regionale, per condividere, stavolta sì,  un  nuovo Welfare lombardo.
Un welfare che veda i cittadini come risorsa da promuovere oltre che come portatori di bisogni di cui le Istituzioni devono prendersi carico, un welfare universalistico e sostenibile che dia certezze ai territori e che faccia  rimettere in moto le energie che hanno costruito un  sistema di risposte ai bisogni sociali della Lombardia che rappresenta uno straordinario valore civile, sociale ed economico.
Un welfare che veda la centralità della persona non come Esito ma come Premessa a ogni ragionamento e progetto. Un welfare che  non parte dalla domanda ma risponde al bisogno, che non lascia sole le persone e le loro famiglie con le difficoltà. Un welfare che riconosce che i territori sono diversi,  diversi i bisogni, diverse le condizioni delle famiglie, diversi i modelli di integrazione tra socio sanitario e sociale, diversi i soggetti capaci di rispondere ai bisogni.
Non cerchiamo riconoscimenti ma possiamo dire con certezza che anche nel sociale, in questo tempo, si è realizzato un "Modello Bergamo" che deve essere  valorizzato, anche attualizzato, non scardinato.
È un modello nel quale tutti i soggetti, portatori di interessi diversi, si impegnano per l'obbiettivo comune: sostenere la persona, anziana, minore, disabile,disoccupata nel momento del bisogno.
Nel no al voucher la Cisl pensava a questo.
La Cisl consapevole delle minori  risorse disponibili, si è dichiarata disponibile al confronto, anche  se complesso, sulla applicazionie di indicatori di partecipazione alla spesa purchè sia garantito  l'accesso al servizio e siano garantiti  criteri equi e giusti. Il contrasto all'evasione fiscale, in questo contesto, diventa stumento di equità e da risorse al territorio.
Altro elemento che la Cisl ritiene decisivo per la costruzione del nuovo W è l'ulteriore integrazione  tra sociale, sociosanitario e sanitario in particolare:
- integrazione di governance a tuttti i livelli
- sviluppo integrato delle reti di continuità di cura
- percorsi personalizzati e sviluppo della rete di incrocio richieste e garanzia del mantenimento die Lea (livelli essenziali di Assistenza)
- presa in carico del pubblico della persona o della familia per una programmazione corretta dei servizi e dell'appropriatezza della prestazione.
Se sono riconosciute e condivise queste proposte, si può realizzare un sistema di w partecipato ed integrato nel quale è garantito  dalle istituzioni il diritto al servizio alla persona che ha bisogno, sostenendo anche la famiglia nella cura, fissando anche  la partecipazione ai costi, dagli altri soggetti la messa in rete delle loro competenze, le loro capacità e questa sintesi davvero potrà anche a fronte di risorse  inferiori,  garantire soprattutto a chi soffre o è più fragile dignità».

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