Piano Cave, il Tar: tutto da rifare
Pirovano: è stata fatta chiarezza

«La Regione dovrà riaprire il procedimento per l'approvazione del Piano cave della Provincia di Bergamo»: quello attuale è nullo. «Se ne è celebrato il funerale», chiosa il Wwf. È il Tar di Brescia a mettere - forse - la parola fine alla vicenda.

«La Regione dovrà riaprire il procedimento per l'approvazione del Piano cave della Provincia di Bergamo»: quello attuale è nullo. «Se ne è celebrato il funerale», chiosa il Wwf. È il Tar di Brescia a provare a mettere la parola fine (salvo nuovi appelli) a una vicenda giudiziaria lunga e decisamente complicata.

Il pronunciamento fa riferimento a un ricorso del 2008: Wwf, Legambiente e Italia Nostra impugnano la delibera del Consiglio regionale che dà il via libera al Piano per la Bergamasca. Con due sostanziali rimostranze: primo, non è stata fatta la necessaria – dicono – valutazione ambientale strategica (Vas).

Secondo, nel passaggio al Pirellone il piano uscito da Via Tasso è stato fortemente modificato («stravolto», è l'accusa: mutati 39 dei 78 ambiti complessivi, con eliminazione di alcuni siti estrattivi e aggiunta ex novo di altri: si erano ridotte alcune zone per 3,8 milioni di metri cubi, e aumentate altre per 5,2 milioni), senza che alla luce delle modifiche venissero poi richiesti nuovi pareri agli enti preposti, come l'autorità di bacino del Po o la Direzione generale tutela e valorizzazione del territorio.

Argomenti accolti dal Tar, che lunedì (dopo un percorso durato quattro anni, tra ricorsi, appelli e un viaggio al Consiglio di Stato e ritorno) ha pubblicato la sentenza che decide la «caducazione degli atti adottati dal Consiglio regionale».

«Sono felice che finalmente, magari un po' tardi, ci sia chiarezza», commenta anche il presidente della Provincia, Ettore Pirovano. Da tempo, vista la (dibattuta) situazione, con l'accumularsi di controversie, Via Tasso aveva bloccato il rilascio di nuove autorizzazioni.

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