Cazzano ricorda i 13 morti della miniera

L'anniversario di un tragico episodio della storia di Cazzano, ma anche la storia di un'attività che ha segnato profondamente la Val Gandino. È stato proposto giovedì 15 novembre ai ragazzi delle scuole elementari e medie di Cazzano S.Andrea il libro “Le miniere di lignite della Val Gandino”, realizzato la scorsa primavera da Franco Irranca. L'autore nel corso dell'incontro sarà affiancato dal geologo Enrico Mosconi, che presenterà una ricerca relativa alla geomorfologia della Val Gandino.

Verrà ricordato in particolare il 140° anniversario della tragedia che fra il 27 e il 28 febbraio 1873 vide perire in galleria tredici minatori. Nove di loro erano di Leffe, due di Cazzano e due di Casnigo. Cazzano e Casnigo. I compagni di lavoro per giorni e notti, sotto una pioggia incessante, immersi nel fango e alla luce di torce, cercarono invano di estrarli. Le salme non furono mai recuperate. Sulla vecchia mulattiera che da Leffe saliva a Cazzano, nel 1960 fu costruita una santella per opera di Adamo Colombi.

La presenza della lignite in Val Gandino è legata all'antico bacino lacustre, il lago-palude che milioni di anni fa, al suo prosciugamento, lasciò il sottosuolo ricco di banchi d'argilla, flora e fauna (noti i reperti relativi a un mammut preistorico) e soprattutto lignite. Lo sfruttamento sistematico del minerale iniziò alla fine del ‘700, quando Alessandro Radici di Gandino intuì l'opportunità degli scavi. Nel secolo successivo furono impiantate teleferiche, scavati pozzi profondi e lunghe gallerie in tutti i comuni della Valle: un cunicolo, passando sotto l'altipiano di Casnigo, raggiungeva il fiume Serio, a Vertova.

I lavori nelle miniere giunsero all'apice, con migliaia di operai impegnati nelle “büse”, tra la prima e la seconda guerra mondiale, anche a causa della difficoltà di reperimento, in quel periodo, del carbone. Nella seconda metà dell'800 la ditta Biraghi, volle esperimentare lo scavo a cielo aperto. Lo fece in alcuni prati nei dintorni dell'abitato di Leffe e quando, anni dopo, “lo scavo a giorno” fu abbandonato, il grande fossato, colmandosi d'acqua, divenne un laghetto.

In esso perirono per annegamento, nel 1938, un bambino di Leffe, Peppino Martinelli di 9 anni e nel 1961 Mario Savoldelli di 14 anni e Luciano Bertocchi di 17 anni, entrambi di Gandino. La presentazione del libro sarà replicata, per tutta la popolazione, venerdì 23 novembre alle 20.30 nella Sala Consiliare del Municipio, dove sarà allestita una mostra a tema, con le mappe delle gallerie esistenti nel sottosuolo.

“Il prossimo febbraio – conferma Antonio Benardi, ex sindaco e componente la Commissione Cultura comunale – collocheremo una lapide nel cimitero di Cazzano, con i nomi dei tredici sfortunati lavoratori”. Nei prossimi mesi Cazzano ricorderà anche altri due importanti anniversari: il centenario del conferimento della cittadinanza onoraria a Giulio Cola (mineralogista forlivese che indagò il sottosuolo della Valle) e il 150° dell'aggiunta della dicitura “S.Andrea” al toponimo del Comune. Si rese necessaria per un decreto del Re del 1862, che imponeva ai comuni di aggiungere suffissi per evitare omonimie nel nuovo Regno. Cazzano aggiunse S.Andrea in omaggio al patrono, mentre l'altra Cazzano, nel veronese, divenne “di Tramigna”, dal nome dell'omonima Valle. I Gruppi Alpini dei due paesi sancirono un gemellaggio nel 1986.

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