Pezzotta: «Non mi ricandido
ma continuerò a fare politica»

Per le prossime elezioni penso all'opportunità di non ricandidarmi al Parlamento»: questo l'annuncio di Savino Pezzotta, parlamentare bergamasco dell'Udc, in occasione dell'assemblea nazionale della Rosa per l'Italia tenutasi sabato ad Assisi.

Per le prossime elezioni penso all'opportunità di non ricandidarmi al Parlamento»: questo l'annuncio di Savino Pezzotta, parlamentare bergamasco dell'Udc, in occasione dell'assemblea nazionale della Rosa per l'Italia tenutasi sabato ad Assisi. Ma più che un ritiro quello di Pezzotta è un «passo a lato, perché - osserva - continuerò nell'impegno politico con altre modalità».

Perché?
«Abbiamo il dovere di lasciare spazio a persone nuove, più competenti e capaci. C'è la necessità di un cambiamento e voglio stimolare persone che da tanto tempo non ruotano perché si mettano nella condizione di cambiare un po': la politica ha bisogno di volti nuovi. Voglio dare un contributo in questo senso. E, poi, voglio trovare qualche erede che possa continuare questo impegno; dobbiamo dare quello che abbiamo ricevuto. Questo non vuol dire uscire dalla politica: continuerò a fare politica senza ruoli istituzionali, ma con altri strumenti e, tra questi, anche con il movimento della Rosa per l'Italia. La politica è una modalità del vivere civile e i cristiani devono testimoniare ciò in cui credono anche dentro questa dimensione; la politica deve essere un servizio per un tempo determinato nelle istituzioni e non un mestiere».

Il bilancio politico?
«Siamo riusciti a tenere aperto uno spazio al centro, grazie anche all'accordo tra Rosa per l'Italia e Casini. E poi abbiamo dato un contributo definitivo alla crisi del bipolarismo: se non ci fosse stata l'Unione di centro, forse, il bipolarismo non sarebbe mai caduto e senza la Rosa per l'Italia l'azione dell'Udc sarebbe stata, probabilmente, un po' più debole».

E sul piano umano?
«È stata un'esperienza faticosa. Ho perso un po' di amici, non so perché. Ma ne ho trovati altri. Anche se, purtroppo, la politica in Italia non è il luogo dell'amicizia, come, invece, dovrebbe essere».

Cosa pensa della sfida Ambrosoli, Albertini, Maroni per la Regione Lombardia?
«Sto con Ambrosoli: rappresenta davvero un buon segnale. Albertini rappresenta il vecchio blocco di potere che ha governato la Lombardia per anni; dietro di lui ci sono Formigoni e il Pdl. Ho poi rispetto verso Maroni come persona, ma tra me e la Lega c'è un rapporto politico assolutamente divaricato. La proposta Ambrosoli è quella da coltivare se vogliamo che in Lombardia ci sia davvero un cambiamento».

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