Cassazione: condanna confermata
Ma Sallusti per ora non va in carcere

La Cassazione ha confermato la condanna a 14 mesi di reclusione per diffamazione aggravata nei confronti del direttore de «il Giornale» Alessandro Sallusti. Ma a Sallusti verrà «automaticamente» sospesa l'esecuzione della pena per 30 giorni.

La Cassazione ha confermato la condanna a 14 mesi di reclusione per diffamazione aggravata nei confronti del direttore de «il Giornale» Alessandro Sallusti. Il ricorso del giornalista è stato rigettato. La V Sezione Penale ha inoltre condannato Sallusti alla rifusione delle spese processuali, a risarcire la parte civile e a pagare 4.500 euro di spese per il giudizio innanzi alla Suprema Corte. È stato così confermato il verdetto emesso dalla Corte d'Appello di Milano il 17 giugno 2011. Ci sarà, invece, un nuovo processo per il cronista Andrea Monticone imputato insieme a Sallusti.

Dopo la decisione della Cassazione che aveva confermato la condanna a 14 mesi di reclusione, la decisione su dove e come il giornalista dovrà scontare la pena, sarebbe dovuta passare nelle competenze della magistratura di Sorveglianza di Milano. Lo si era appreso da fonti della stessa Cassazione. E
al Tribunale di Sorveglianza i legali di Sallusti avrebbero potuto chiedere le misure alternative al carcere.

Ma a Sallusti verrà «automaticamente» sospesa l'esecuzione della pena detentiva dalla Procura della Repubblica di Milano, in quanto risulta non avere cumuli di pena, né recidive. Lo ha spiegato il procuratore Bruti Liberati in serata. La sospensione è di 30 giorni.

Con una nota dell'ufficio stampa della Suprema Corte, la Cassazione ha ritenuto che «è opportuno precisare» aspetti del "caso Sallusti" non esattamente evidenziati dalla stampa nei giorni scorsi». Per prima cosa la falsità della notizia contenuta nell'articolo anonimo attribuito a Sallusti. L'articolo incriminato per il quale è stato condannato Sallusti, in via definitiva, era intitolato «Il dramma di una tredicenne. Il giudice ordina l'aborto». Giudice, Giuseppe Cocilovo, che aveva denunciato il giornalista per diffamazione aggravata.

Dopo la notizia della conferma della condanna, e prima dell'intervento del procuratore Bruti Liberati in serata, il direttore de «Il Giornale» aveva annunciato le sue dimissioni. Secondo quanto si era appreso da fonti interne al quotidiano, Sallusti si era detto «pronto ad andare in carcere». «Domani farò il titolo più semplice della mia vita: "Sallusti va in galera"». È quanto aveva sottolineato Sallusti dopo un collegamento con la trasmissione di Mediaset «Pomeriggio cinque». «Mi rifiuto di essere rieducato da qualcuno, credo che l'affidamento deve avvenire per qualcuno che spaccia droga, magari anche per qualche politico che ruba».

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