Capelli (Pdl): «Basta imposizioni
I nostri candidati li scegliamo noi»

«Qui non ci si può dividere tra capi e capetti. La gente, la nostra gente, non ne vuole più sapere: vuole semmai capire cosa facciamo per risolvere i loro problemi». La gente e il territorio: ovvero il Pdl visto dal coordinatore provinciale Angelo Capelli.

«Qui non ci si può dividere tra capi e capetti. La gente, la nostra gente, non ne vuole più sapere: vuole semmai capire cosa facciamo per risolvere i loro problemi». La gente e il territorio: ovvero il Pdl visto dal coordinatore provinciale Angelo Capelli.

Ma esiste ancora il Pdl?
«A Bergamo sì: più che a livello nazionale, dove ho l'impressione non ci sia più nulla».

Andiamo bene...
«A Bergamo le riunioni le abbiamo fatte, i documenti pure, così come una radicale riorganizzazione della struttura del partito. E abbiamo pure messo a posto il bilancio, visto che qualche problemino l'abbiamo ereditato».

Questo a livello interno, e sul piano politico?
«Le crisi di Giunta le abbiamo affrontate ottimamente. Non credo ci sia mai stato un Pdl così capace di gestire certe situazioni».

Parte della base non è d'accordo.
«Secondo me queste divisioni non esistono più. Ora il nostro elettorato ci chiede di fare cose che probabilmente non sono state fatte per 20 anni...».

Lei ad inizio mandato ha scritto ai livelli nazionali del partito...
«Tutto rimasto lettera morta. Siamo in attesa che arrivino dei segnali da una classe dirigente che a livello nazionale non esiste: inconsistente. E non lo dice solo Angelo Capelli, ma i sindaci Pdl delle grandi città che il 20 settembre hanno incontrato Angelino Alfano dicendo quello che sostenevo nella mia lettera di allora».

Torniamo alle crisi di Giunta: non è che il Pdl abbia poi difeso tanto Marcello Moro a Palafrizzoni.
«Bisogna capire cosa s'intende per difendere. Moro lo saprà fare molto bene: da parte nostra gli è stato chiesto di mettersi nelle condizioni di difendersi al meglio».

L'ha incontrato al suo rientro?
«Certo. Mi ha assicurato che dimostrerà la sua totale estraneità ai fatti che gli sono stati contestati. E non ho motivi per pensare il contrario».

Tra qualche mese ci sono le Politiche: ricomincia il balletto degli entranti e degli uscenti?
«Se qualcuno ha la speranza di venire eletto nelle fila del Pdl dovrà essere espressione del territorio: diversamente un risultato positivo sarà difficile».

Scusi, in Forza Italia prima e nel Pdl poi le candidature sono sempre state decise lontano dal territorio.
«E infatti è giunta l'ora di cambiare aria».

Dunque, oggi il Pdl ha 4 onorevoli: quanti sarebbero ricandidabili secondo lei?
«Occorre avere il coraggio di cambiare. Se il territorio li riconosce come rappresentativi saranno candidabili, diversamente un partito normale dovrebbe tenerne conto. E se non ascolta i suoi elettori, dopo le elezioni ognuno dovrà trarre le conseguenze del caso».

Quindi non ricandiderebbe nessuno?
«Lo chiederò al territorio. Sentiremo la gente, e io la sto ascoltando parecchio: la richiesta di un segnale di cambiamento credibile è molto forte. Perché ora come ora l'impressione è che tutti stiano pensando al proprio futuro personale e nessuno a quello del Paese».

Quindi primarie per la scelta dei parlamentari?
«Evidentemente».

Come va con la Lega?
«Diciamo che stiamo riacquisendo una maggiore consapevolezza».
Reciproca indifferenza, verrebbe da dire... Loro era abituati a puntare i piedi con un Pdl che cercava di ricucire sempre e a tutti i costi: ora non è più così. Se bisogna ricucire lo si fa, ma se le questioni riguardano aspetti di merito che gli amministratori del Pdl ritengono importanti, io sto con loro. Anche opponendomi alla Lega».

E con Tentorio come va?
«Ci si sente spesso. Credo sia opportuna una road map verso le elezioni, e anche che a breve dica definitivamente cosa vuole fare».

L'ha fatto capire: poca disponibilità a ricandidarsi.
«A me non l'ha mai detto, e nemmeno al partito. E se bisogna fare una buona campagna elettorale, già oggi dovremmo sapere chi sarà il nostro candidato. Il sindaco uscente è sempre un elemento fondamentale: il primo che dovrebbe avere interesse ad uscire dall'equivoco è lui».

Ma è soddisfatto della sua Giunta?
«Credo sia necessario valorizzare meglio quanto fatto, soprattutto con le difficoltà di questi tempi. Alcune prese di posizione sarebbero opportune».

Tipo?
«Sui grandi temi».

Naviga troppo a vista?
«Secondo me sì. Per esempio sul Parco dello sport non ho apprezzato che un imprenditore abbia usato il giornale per parlare al sindaco: io mi sarei arrabbiato».

E Pirovano?
«Continua a lamentarsi che non ci sono soldi in Provincia, ma come in tante altre parti... Credo debba uscire da questo impasse del pianto cronico. Lo capisco perché faccio il sindaco (di Pinte Nossa - ndr), ma vorrei sapere che intende fare sui temi importanti».

Secondo lei, quanto vale il Pdl ora a Bergamo?
«Non lo so, non ho i soldi per fare i sondaggi. So però che la sua area politica è ancora consistente: alta direi. Ma siamo tutti in attesa di capire se ci sarà o meno un cambiamento, che non è un nome nuovo o togliere l'Imu. Anche perché se poi non spieghi come risolvi certi problemi siamo al punto di partenza. Purtroppo mi pare di vedere solo beghe di palazzo e poco più: anche il solo elemento di novità che era l'avvio della fase congressuale è stato dimenticato. Ed è un grave errore».

Renzi strizza l'occhio al vostro elettorato.
«Cominci a vincere le primarie nel centrosinistra...».

Dino Nikpalj

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