Scoperte 640 mila calze contraffatte
«Pierre Cardin» nella Bergamasca

La Guardia di Finanza di Chiari ha concluso un'indagine, coordinata dalla locale Procura, nei confronti di un'organizzazione dedita alla produzione di calze da uomo e da donna recanti illecitamente il marchio «Pierre Cardin». La merce, 640 mila pezzi, scoperta nel Bergamasco.

La Compagnia della Guardia di Finanza di Chiari ha portato a termine una indagine, coordinata dalla locale Procura della Repubblica, nei confronti di un'organizzazione dedita alla produzione di calze da uomo e da donna recanti illecitamente il marchio «Pierre Cardin».

L'operazione ha portato alla denuncia a piede libero di quattro persone, di cui due residenti nella provincia di Milano e due in Germania. Le Fiamme Gialle hanno accertato che sul mercato italiano erano state immesse grosse partite di calze, da uomo e da donna, riportanti indebitamente il marchio di fabbrica «Pierre Cardin».

I capi di vestiario in questione, che venivano distribuiti anche attraverso la grande distribuzione, non provenivano dal mercato ufficiale ed avevano solo alcuni particolari del confezionamento difformi da quelli originali. Attraverso gli accertamenti esperiti i finanzieri hanno rilevato che la società che stava immettendo sul mercato il materiale aveva sede nella provincia di Brescia, ma disponeva di locali commerciali nella provincia Bergamo, dove è stato rinvenuto l'ingente quantitativo di merce marcata «Pierre Cardin» ritenuta contraffatta.

La situazione che si era presentata, tuttavia, era inusuale. Le confezioni commercializzate, infatti, erano solo leggermente difformi da quelle originali più recenti, ma il prodotto appariva identico a quello regolare, a quello cioè prodotto su licenza della Pierre Cardin. Per poter chiarire il caso, è stato necessario ricostruire il percorso della merce, dai laboratori di produzione ai banchi di vendita.

È così emerso che la società italiana indagata aveva fatto produrre la merce in Turchia, in accordo con una società tedesca che, fino al 2011, era stata in possesso di una regolare autorizzazione della Pierre Cardin alla commercializzazione dei suoi prodotti. È opportuno specificare che detta autorizzazione valeva per la sola Germania.

Dai contratti stipulati tra le parti e dalla documentazione, contabile e non, sequestrata, è stato però possibile accertare che, di fatto, contrariamente a quanto riportavano i documenti di trasporto, la merce, una volta arrivata dalla Turchia, non aveva mai lasciato il territorio italiano, da dove avrebbe invece dovuto solo transitare per raggiungere quello tedesco.

Detta merce veniva interamente destinata al nostro mercato, ingenerando in tal modo una rilevante frode ai danni della nota «griffe» ed ingannando i consumatori finali che, convinti della regolarità del prodotto che andavano ad acquistare, si trovavano invece tra le mani merce di cui la nota casa di moda nulla sapeva e su cui, ovviamente, non aveva neppure potuto eseguire alcun controllo di qualità.

Dalle indagini è stato appurato che il sistema di frode era basato sulla complicità tra la società italiana e quella tedesca: quest'ultima aveva interesse a continuare comunque a vendere i prodotti Pierre Cardin, anche se oramai priva di licenza e, in aggiunta, mai autorizzata a farlo in Italia. La situazione era tale che, per il legittimo licenziatario sul mercato italiano delle calze Pierre Cardin, era diventato molto difficile far fronte all'illecita concorrenza messa in atto dagli indagati.

L'attività ispettiva ha permesso di pervenire al sequestro complessivo di oltre 640.000 prodotti illecitamente marcati «Pierre Cardin». Sulla base dei riscontri documentali, si è inoltre proceduto a contestare una produzione illegale complessiva di oltre 1.000.000 di pezzi nel solo 2011. L'operazione di servizio ha altresì permesso di interrompere l'ulteriore produzione in Turchia, ormai in stato avanzato, di 1.200.000 paia di calze che sarebbero a breve state riversate sul mercato italiano.

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