«La crisi fa crescere i reati
Ma Bergamo resta sicura»

Tra poche ore lascerà il suo ufficio al Comando di via delle Valli, cuore pulsante dell'attività dei carabinieri nella nostra provincia, dove ha lavorato per quasi cinque anni. Il colonnello Roberto Tortorella, comandante provinciale dell'Arma

Tra poche ore lascerà il suo ufficio al Comando di via delle Valli, cuore pulsante dell'attività dei carabinieri nella nostra provincia, dove ha lavorato per quasi cinque anni. Il colonnello Roberto Tortorella, comandante provinciale dell'Arma, da martedì sarà infatti al Corpo d'armata di reazione rapida della Nato a Solbiate Olona (Varese), dove ricoprirà l'incarico di «provost marshal», cioè responsabile della polizia militare.

Al suo posto arriverà il colonnello Antonio Bandiera, già comandante della Scuola allievi carabinieri di Benevento. Cinquantadue anni, nato a Verona e cresciuto a Treviso, Tortorella era arrivato a Bergamo nel gennaio del 2008 con un curriculum costellato di missioni all'estero (a Nassyria appena dopo il maxi attentato, poi a Baghdad e a Kabul) e di incarichi di comando (plotone paracadutisti del battaglione «Tuscania», sezione antidroga del Ros, comando provinciale a Messina e Matera).

Uomo d'azione, Dna militare, non ama le interviste: in questi anni ne ha concesse pochissime e quando l'ha fatto ha sempre pesato bene le parole, spiazzando a volte i cronisti in cerca di titoli ad effetto. In occasione della partenza, rinuncia a un po' del suo tradizionale riserbo per rispondere a qualche domanda.

Colonnello Tortorella, come ha trovato Bergamo e come la lascia sul piano della sicurezza?
«Ho trovato una situazione ottimale e vado via con una situazione nel complesso ottimale. Certo, la congiuntura economica ha portato all'intensificarsi di reati predatori come furti, scippi o rapine, a cui noi abbiamo risposto da un lato con l'arricchimento dei servizi preventivi con le pattuglie sul terriorio, dall'altro con indagini mirate, indispensabili per ottenere risultati efficaci. Risultati che non sono mancati: il numero dei reati di cui abbiamo scoperto gli autori è aumentato».

Il problema sicurezza alla stazione si è ripresentato recentemente...
«Tutte le stazioni d'Italia vivono situazioni simili. È anche un problema di degrado sociale, che la congiuntura economica negativa ha accentuato e che non spetta alle forze dell'ordine gestire. A Bergamo, città di grandi lavoratori, precisi e attenti al rispetto di ciò che è pubblico, la gente pretende giustamente il massimo dell'efficienza e sente in modo particolare il problema della stazione. Noi, entro i limiti della legge e del nostro ruolo, abbiamo fatto la nostra parte, cercando di soddisfare questa richiesta di sicurezza: posso affermare che la situazione non è mai stata fuori controllo sul piano della criminalità, in stazione come in altri quartieri».

Il suo mandato è stato contraddistinto da un fatto di cronaca gravissimo, l'omicidio della piccola Yara Gambirasio. Un delitto di cui gli autori, per ora, restano ignoti...
«Come uomo, come militare, come carabiniere sono rammaricato di chiudere il mio mandato con questo caso ancora aperto. Provo molta amarezza, in particolare pensando ai genitori che aspettano. Posso garantire però che le indagini vanno avanti serrate, con tutte le energie disponibili, non si vuole lasciare nulla di intentato».

Ritiene credibile la pista del cantiere?
«Non mi chieda nulla dell'indagine, c'è il segreto istruttorio».

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