Cronaca / Bergamo Città
Giovedì 13 Settembre 2012
Città Alta, botta e risposta:
non vogliamo il turismo d'elite
Botta e risposta. La botta è quella assestata lunedì dall'associazione per Città Alta e i colli. Una lettera dai toni non certo morbidi per dire basta a un uso del centro storico, a giudizio dei rappresentanti dell'associazione, inadeguato.
Botta e risposta. La botta è quella assestata lunedì dall'associazione per Città Alta e i colli. Una lettera dai toni non certo morbidi per dire basta a un uso del centro storico, a giudizio dei rappresentanti dell'associazione, inadeguato.
La risposta, o meglio le risposte, sono quelle arrivate ieri ad animare un dibattito prevedibilmente acceso. Muro contro muro? Da un certo punto di vista sì. «Questa protesta – scrive il vice sindaco e assessore alla Mobilità Gianfranco Ceci cui la stessa lettera era indirizzata – non rappresenta il pensiero della maggioranza dei cittadini, ma solo quello di un'associazione che sembrerebbe volere un centro storico blindato dalle telecamere e frequentato da un turismo d'élite. La cabina di regia per Città Alta lavora invece per portare entro le mura una parte di quegli otto milioni di passeggeri che ogni anno arrivano ad Orio al Serio da tutta Europa e non solo. Non un turismo mordi e fuggi, ma un turismo popolare, aperto, consapevole e rispettoso delle nostre tradizioni e della nostra storia».
Più diplomatica, ma sulla stessa linea Luciana Frosio Roncalli. «Ritengo – scrive il consigliere comunale delegato dal sindaco per le questioni di Città Alta – che le osservazioni mosse dall'associazione siano in buona parte condivisibili, specialmente là dove viene evidenziato che non tutte le manifestazioni debbano avere quale sede il centro storico. La coerenza richiede però che la nostra città si liberi da atteggiamenti mentali, e conseguenti comportamenti, che possano essere interpretati come di chiusura, proprio da parte dei cittadini che in Città Alta risiedono».
«Forse – sottolinea il presidente della 3ª Circoscrizione Daniele Lussana – il problema è che ci sono più tavoli aperti e a volte si creano sovrapposizioni o capita che qualcuno, in questi percorsi paralleli, resti escluso».
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