Severino e la Scuola magistratura
Maretta tra Tentorio e Pirovano

Il ministro della Giustizia rompe il silenzio sul «niet» alla Scuola di magistratura di Bergamo. E agita ancor di più le acque, dividendo Franco Tentorio ed Ettore Pirovano che fin qui avevano fatto coppia fissa nella battaglia per portare in città i corsi.

Il ministro della Giustizia rompe il silenzio sul «niet» alla Scuola di magistratura di Bergamo. E agita ancor di più le acque, dividendo Franco Tentorio ed Ettore Pirovano che fin qui avevano fatto coppia fissa nella battaglia per portare in città i corsi.

Sindaco e presidente della Provincia, infatti, replicheranno separati al Guardasigilli, non senza qualche attrito. Dopo le lettere infuocate partite a raffica (e più o meno sempre in tandem) da Palafrizzoni e Via Tasso, denunciando il «tradimento» e lo spreco di soldi pubblici nello scegliere Firenze anziché Bergamo (dove tutto è pronto) come sede per i corsi per i futuri togati, il 30 luglio scorso (ma la missiva è stata ricevuta in questi giorni) Paola Severino si è degnata di rispondere con carta intestata al sindaco e per conoscenza anche al presidente della Provincia.

Per Tentorio si tratta di «tre paginette poco costruttive, in cui il ministro spiega che la scelta della sede di Villa Castelpulci è stata dettata dalla maggiore convenienza e di non aver ricevuto me e il presidente della Provincia perché eravamo arrabbiati con lei e non sarebbe servito».

Di ben altro tenore la lettura di Pirovano: «Direi che la "traduzione" del sindaco non mi trova d'accordo. La lettera del ministro è infarcita di affermazioni sbagliate e imprecise. Dà addirittura la colpa a Comune e Provincia per aver interrotto il contratto di locazione che ci ha portato a pagare per due anni dei locali vuoti. Sostiene anche che il ministero, nel fare i conti, guarda ai soldi che si spenderanno in futuro, non a quelli spesi in passato».

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