Valcanale smantella tutto
Il sindaco: sognamo il rilancio

Valcanale, atto secondo. Si cambia perché degli impianti di risalita smantellati dal 1997 ora restano soltanto i manufatti delle stazioni di partenza e arrivo della seggiovia. Funi e seggiolini pericolanti sono stati portati via dalla Valcanale Srl da oltre un mese.

Valcanale, atto secondo. La nebbia sopra Ardesio si è diradata e dopo quindici anni di accuse e silenzi si cambia. Si cambia perché degli impianti di risalita smantellati dal 1997 ora restano soltanto i manufatti delle stazioni di partenza e arrivo della seggiovia. Funi e seggiolini pericolanti sono stati portati via dalla Valcanale Srl, la società proprietaria dell'area, da oltre un mese.

Presto anche i piloni faranno la stessa fine, «il contratto per lo smantellamento è già stato firmato» ha anticipato Silvio Calvi, l'ingegnere ex presidente del Cai di Bergamo ora alle prese con l'affaire Valcanale per conto della società proprietaria dell'area.

Valcanale ricomincia quindi a respirare e stop, qui di passare per quelli che a vita dovranno portarsi dietro la parola «scempio», ora non ci stanno più. E non è solo questione di moquette: «Che qui ci sia o non ci sia una discarica abusiva di questo materiale; che sia tossica o meno, risulta marginale». Una «sfumatura», per dirla alla Alberto Bigoni, sindaco di Ardesio: Valcanale va sistemata tutta. E tutta significa 236,70 ettari di superficie.

La svolta caratterizzazione
Di più: oltre alla pulizia e messa in sicurezza già disposte dalla società che per i lavori si avvale dell'impresa Bergamelli di Nembro, a giorni il Comune di Ardesio e la Valcanale Srl in liquidazione imbastiranno un tavolo di lavoro condiviso con Arpa e Provincia per definire gli aspetti legati alla caratterizzazione e all'eventuale bonifica dell'area interessata.
Il che significa che i carotaggi dovranno identificare il materiale presente sotto il piazzale degli impianti dismessi e non solo lì: un'analisi qualitativa che arriva dopo quella fatta in parallelo dal geologo Sergio Chiesa per la proprietà e dal collega Daniele Ravagnani per il Comune.

Al netto del dissesto
Il monte sopra l'Alpe Corte cerca quindi il suo rilancio. Crisi o meno, il sindaco di Ardesio ieri è stato chiaro: «Il nostro obiettivo è di rientrare in possesso di quest'area, che intendiamo mantenere demanio sciabile, per poi poter accedere a finanziamenti che ci consentano di bonificarla e pensare quindi al suo rilancio».

Con una piccola precisazione utilissima ai fini economici: «Al netto del dissesto» ha aggiunto Bigoni, cioè «con un esborso minimo per il Comune (che ha diritto di prelazione, ndr), visto che il terreno dovrà essere deprezzato dal valore del dissesto». Qualcuno in valle già si sbilancia su cifre intorno ai 200 mila euro, ma l'impressione è che alla fine dovrà essere un giudice a stabilirlo.

Il futuro dell'albergo
Dentro questo «libro dei sogni», come l'ha definito Bigoni, c'è anche quel rudere d'albergo che porta il nome di Sempreneve. Riaprirà come punto ristoro o rifugio?

Gli amministratori non si sbilanciano, mentre dalla società per ora lasciano aperte due strade: «O si trova un'associazione che lo fa funzionare e trova i soldi per metterlo a posto – ha detto a margine della conferenza stampa Silvio Calvi – o lo si demolisce».

Intanto ad Ardesio si parla di «un'onda di ottimismo che ci fa capire come qualcosa si stia sbloccando». A sostegno dell'entusiasmo, Bigoni ha ripercorso le tappe che negli ultimi frenetici mesi hanno portato a ribaltare «quindici anni senza alcun passaggio significativo sul fronte del recupero della zona».

Il 24 marzo scorso la prima svolta: Bigoni chiede all'ufficio tecnico di andare a vedere. I sopralluoghi rallentati dalle frequenti nevicate di aprile hanno portato a un verbale che caldeggiava la messa in sicurezza, viste le numerose zone di franamento a monte della strada e la pericolosità degli impianti rimasti abbandonati e ancor più rovinati da vandalismi.
All'ordinanza del 30 aprile seguono i primi lavori di sistemazione e le due perizie in parallelo. Ora l'avvio del secondo procedimento, insieme ad Arpa e Provincia, «per evitare di dovere poi rifare le analisi insieme a loro». Meglio prima che dopo, senza sprechi. Anche se qualcuno dice che è quel tantino tardi.

Marta Todeschini

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