Preso latitante della 'ndrangheta
Ai militari: «Lasciatemi vestire»

Sono stati i carabinieri di Treviglio a catturare un latitante calabrese vicino alla 'ndrangheta. Lo hanno sorpreso appisolato davanti alla tv in casa della figlia. Non ha opposto resistenza, ma ha solo chiesto di potersi vestire prima di essere ammanettato.

Sono stati i carabinieri di Treviglio a catturare un latitante calabrese vicino alla 'ndrangheta. Lo hanno sorpreso appisolato davanti alla tv in casa della figlia. Non ha opposto resistenza, ma ha solo chiesto di potersi vestire prima di essere ammanettato.

Il blitz è scattato la notte scorsa: l'arrestato è Giovanni Berlingieri, detto Cucciolu, 52 enne di Rosarno in provincia di Reggio Calabria. Era latitante dal 2010 poiché destinatario di una ordinanza di custodia cautelare in carcere con l'accusa di concorso in associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di stupefacenti, emessa dalla direzione distrettuale antimafia di Reggio.

Da qualche giorno le pattuglie dei militari, durante i servizi di controllo sul territorio, avevano raccolto notizie circa la presenza di un ricercato di origini calabresi nei dintorni di Treviglio. Dopo accertamenti e informazioni più precise, è stato organizzato un servizio di osservazione di un'abitazione di Melzo.

Qui, intorno alla mezzanotte, i carabinieri hanno fatto irruzione identificando trovavano una donna di 30 anni, rivelatasi la figlia del latitante, e sorprendevano il 52enne che appisolato guardava la tv.

È stato lui stesso a confermare la propria identità: non ha tentato la fuga, ma ha chiesto ai militari solo di potersi vestire prima di esser portato via. La figlia è stata deferita in stato di libertà per favoreggiamento personale.

Il ricercato era l'ultimo da catturare di 38 componenti di un'organizzazione criminale dedita, dal 2007 a tutto il 2009, al traffico ed allo spaccio di cocaina ed eroina nella piana gioiese, nel Crotonese e nel Catanzarese, nell'ambito dell'indagine denominata Alba Chiara, condotta dalla Gdf, che inflisse un duro colpo allo spaccio di droga a Gioia Tauro.

Il sodalizio era gestito da un affiatato gruppo che faceva riferimento ai numerosi appartenenti alla famiglia dei fratelli Bevilacqua (Antonio e Damiano) e che nelle dinamiche criminali di quell'area stava assumendo sempre nuovi spazi, andando progressivamente a sostituirsi a gruppi storici quali i Molè – Piromalli, cosche egemoni su Gioia Tauro.

Il ricercato è stato portato nel carcere di Milano a disposizione del magistrato.

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