Cronaca / Bergamo Città
Mercoledì 01 Agosto 2012
Il rogo alla stazione dei treni
L'accusato chiede i domiciliari
Arresti domiciliari in una comunità in provincia di Alessandria invece della custodia in carcere. Questa la richiesta per M. R., il 41enne bergamasco accusato di aver appiccato l'incendio che ha distrutto tre vagoni alla stazione di Bergamo.
Arresti domiciliari in una comunità in provincia di Alessandria invece della custodia in carcere.
Questa la richiesta che l'avvocato Fabio Marongiu ha depositato ieri per il suo assistito M. R., il quarantunenne bergamasco con problemi di alcol e droga accusato di aver appiccato l'incendio che, nella notte fra il 13 e il 14 giugno, aveva distrutto tre vagoni alla stazione di Bergamo. Il giudice per le indagini preliminari Giovanni Petillo in questi giorni chiederà quindi il parere in merito all'attenuazione della misura cautelare alla Procura, e poi deciderà.
Di fatto l'imputato, fin dal momento del suo arresto in esecuzione dell'ordinanza di custodia cautelare, ha respinto l'accusa e si è detto estraneo all'incendio doloso, tanto che il difensore, già nei giorni scorsi, ha depositato al titolare del fascicolo, il procuratore aggiunto Massimo Meroni, un'istanza per fare alcuni accertamenti investigativi sulla vicenda.
In particolare l'avvocato ha chiesto agli inquirenti di interrogare le persone con cui l'imputato ha dichiarato di essersi trovato a fumare una sigaretta, proprio negli attimi in cui divampava il rogo (si tratta di persone già identificate dalla polizia); quindi di acquisire i filmati delle telecamere di videosorveglianza all'interno della stazione; e infine verificare, tramite i tabulati telefonici, l'effettiva presenza sul posto del testimone che dice di aver visto l'imputato disfarsi della sostanza infiammabile usata, un cileno.
Tutti elementi che, se confermati, potrebbero avvalorare la tesi difensiva: M. R. infatti ha spiegato di essersi sì trovato in zona stazione quella sera, ma di non essere coinvolto nell'incendio, e che il fatto di essersi recato in una comunità nel pavese, dieci giorni dopo il fatto, non era certo un tentativo di fuga.
T. T.
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