Cronaca / Isola e Valle San Martino
Venerdì 20 Luglio 2012
Calusco d'Adda è il paese
delle quaranta associazioni
Una situazione di attesa. La grande spinta edilizia si è fermata, la fase economica non è brillante, il paese sembra meditare sui grandi cambiamenti che lo hanno coinvolto negli ultimi cinquant'anni.
Una situazione di attesa. La grande spinta edilizia si è fermata, la fase economica non è brillante, il paese sembra meditare sui grandi cambiamenti che lo hanno coinvolto negli ultimi cinquant'anni.
Spiega il parroco, don Achille Albani Rocchetti, nella sua casa all'ombra della grande chiesa dedicata all'Immacolata: «È un paese che è cresciuto all'ombra dell'Italcementi, della grande azienda dove lavoravano anche più di trecento persone. Oggi l'occupazione è scesa credo attorno alle cento persone, ma l'importanza resta alta, soprattutto perché questo è un territorio che ha un tessuto economico di tipo artigianale. È un paese che ha una sua vivacità, testimoniata anche da un volontariato molto attivo, da un gran numero di associazioni».
Il grande cambiamento cominciò a fine Anni Cinquanta quando la zona depressa dell'Isola ottenne una serie di agevolazioni dallo Stato: di conseguenza arrivarono numerose industrie. Il territorio, povero, ma integro, subì un assalto che sembrava essersi esaurito a metà degli Anni Novanta. Si era invece alla vigilia di una nuova trasformazione: le grandi aziende chiusero o vennero ridimensionate, si svilupparono molte piccole aziende, il territorio scoprì una vocazione residenziale.
Dice Renato Consonni che oggi si occupa dell'Associazione per l'assistenza agli anziani e ai malati: «Le condizioni ambientali dell'Isola sono migliorate in questi ultimi dieci anni e il piccolo tessuto produttivo sembra che tenga abbastanza. Anche il tessuto sociale del nostro paese è piuttosto compatto. Noi ci occupiamo di anziani e malati, li accompagniamo in ospedale, facciamo assistenza in famiglia, talvolta anche notturna, serviamo trentadue pasti giornalieri, facciamo un servizio settimanale di lavanderia per la comunità Shalom di Villa d'Adda».
Un volontariato attivo. Dice Giusi Galbussera del gruppo missionario: «Diamo una mano ai nostri preti nelle missioni, ma non soltanto a loro; ogni mese distribuiamo i pacchi di alimentari, siamo attorno ai centoquaranta pacchi distribuiti a famiglie in difficoltà, non soltanto straniere. Nel giro di pochi anni gli aiuti si sono moltiplicati: i pacchi all'inizio erano una trentina». Il volontariato è riunito in una consulta di cui fanno parte quaranta associazioni che coinvolgono in totale circa quattrocento persone, il 5 per cento del paese. La presenza di stranieri a Calusco è piuttosto alta: in totale sono 983, cioè il dodici per cento della popolazione.
Il saldo naturale negli ultimi anni è oscillato attorno al pareggio: nel 2010 i morti superarono le nascite (76 contro 61), ma nei tre anni precedenti erano stati i bebè a superare, sebbene di poco, i decessi. Continua il parroco: «Una parte degli immigrati si sta integrando bene. Ci sono persone del Senegal, del Burkina Faso e di altre provenienze che vengono a Messa, i cui figli frequentano l'oratorio. Abbiamo anche diversi ortodossi che frequentano la parrocchia, sono soprattutto donne che fanno le badanti».
L'oratorio di Calusco è un cuore del sociale. Il responsabile è don Ivan Giupponi che in questi giorni è impegnato in un Cre che coinvolge ben seicento ragazzi. Un Cre che occupa tutto il giorno e che prevede anche lo spazio mensa. Dice Stefano Vimercati, attivo nel volontariato insieme al padre, Carlo Vimercati: «Il volontariato è una bella realtà, importante è anche lo sforzo per coordinarlo. Senza volontariato diversi servizi non funzionerebbero. Per esempio, la parrocchia dispone di un bel cinema, rinnovato nel 2006, per farlo funzionare, per tenerlo pulito lavorano a turno circa cento persone».
Fra le attività che vanno incontro ai bisogni sociali anche il consultorio familiare «Roberto Amadei», inaugurato di recente, che ha preso il posto di un precedente centro famiglia. Fra le associazioni anche «Sbirrando» che è formata soprattutto da trentenni e quarantenni e organizza una festa della birra il cui ricavato va in beneficenza.
Fra le cose che sembrano critiche in paese, la questione del disagio giovanile. Dice Paride Mantecca, consigliere comunale: «Credo che bisognerebbe migliorare le politiche giovanili, offrendo luoghi e momenti di coinvolgimento in più. Un problema del paese è il momento di crisi della polisportiva con la squadra di calcio che militava in promozione. Credo bisognerebbe varare una politica di qualificazione di quello che esiste rinunciando del tutto a nuove realizzazioni (tipo piscine nuove) e a ulteriori edificazioni: il territorio è stato già troppo consumato e in paese ci sono molte case sfitte, da recuperare. Un problema del paese è dato dal suo sviluppo urbanistico disordinato, retaggio dei decenni scorsi: non abbiamo una vera piazza, un vero centro. Esiste un problema di traffico, è stata ipotizzata una variante che dal ponte sull'Adda va alla strada Rivierasca, ma penso che sia un sogno ormai improbabile viste le carenze di fondi. Soprattutto sarebbe sbagliato finanziarla consumando altro territorio, cioè prevedendo nuove costruzioni private e sfruttandone gli oneri di urbanizzazione».
Altre notizie su L'Eco di Bergamo del 20 luglio
© RIPRODUZIONE RISERVATA