Pronto soccorso: parte l’indagine sull’accesso e sui tempi d’attesa

Quello delle tante persone che si rivolgono al pronto soccorso degli ospedali - con conseguenti code e lunghi tempi di attesa - è un problema di difficile valutazione, e per il quale è difficile trovare una soluzione. Proprio per questo, per la prima volta, dal 10 novembre partirà un’indagine voluta dall’Ordine dei medici che ha lo scopo di valutare le motivazioni che portano i cittadini a scegliere il pronto soccorso anche al minimo disturbo. In provincia di Bergamo il tasso di utilizzo dei servizi di pronto soccorso risulta essere di circa 350 accessi per 1000 abitanti: quindi trecentomila ogni anno, suddivisi sui 12 pronto soccorso del territorio, che possono contare complessivamente solo su 150 operatori sanitari.Proprio per capire il perché di questi numeri è stata affidata all’Università di Bergamo la realizzazione di un questionario che, a partire da lunedì 10 novembre e per 15 giorni, verrà distribuito agli utenti (limitatamente a chi si reca in ospedale per i casi meno gravi, codici bianchi e verdi). L’indagine toccherà i pronto soccorso di Ospedali Riuniti di Bergamo, Ospedale di Treviglio, “Bolognini” di Seriate, Cliniche Gavazzeni, Policlinico San Marco e Clinica di Pronte San Pietro. Poi i questionari confluiranno all’Ordine dei medici che li trasmetterà all’Università di Bergamo per l’analisi dei dati. Il progetto si concluderà entro la fine dell’anno, quando, dopo una valutazione tecnica della commissione, i risultati saranno oggetto di confronto con i rappresentanti politici regionali. Emilio Pozzi, presidente dell’Ordine dei medici chirurghi e degli odontoiatri della provincia di Bergamo che coordina l’indagine, spiega: «Da un lato c’è un’indubbia fiducia dei cittadini nei nostri pronto soccorso, ma dall’altro l’accesso improprio provoca problemi di carichi onerosi nelle strutture. È una questione di difficile soluzione, ma c’è la volontà di individuare almeno delle ipotesi». Per avere indicazioni il più possibile corrette, il questionario è stato commissionato a un “terzo” super partes, come appunto l’Università, proprio per evitare risultati preconfezionati che potessero indirizzare verso valutazioni falsate per esempio dal punto di vista dei medici. L’iniziativa è piaciuta anche al presidente della commissione Sanità della Regione Lombardia, Pietro Macconi, che ha giudicato positivamente l’idea dei medici orobici.(29/10/2008)

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