Riforma del lavoro verso il «sì»
ma nelle fabbriche si sciopera

Nelle ore in cui il Ddl Lavoro viene sottoposto al voto di fiducia alla Camera, o meglio a quattro voti di fiducia su altrettanti articoli della riforma del lavoro, e a un passo dall'approvazione finale prevista per mercoledì, anche a Bergamo i metalmeccanici si mobilitano con alcuni scioperi.

Nelle ore in cui il Ddl Lavoro viene sottoposto al voto di fiducia alla Camera, o meglio a quattro voti di fiducia su altrettanti articoli della riforma del lavoro, e a un passo dall'approvazione finale prevista per mercoledì, anche a Bergamo i metalmeccanici si mobilitano con alcuni scioperi proclamati dalle RSU FIOM-CGIL in alcune aziende della provincia.

«Contro la riforma del mercato del lavoro - recita una nota della Cgil - già da oggi e fino giovedì i lavoratori incrociano le braccia alla Marcegaglia di Boltiere e alla Nicotra di Ciserano (oggi, le ultime 2 ore), alla Somaschini di Trescore e alla Promatech di Colzate (domani, ultime due ore), alla Brembo di Curno (sempre domani, ma per 8 ore), alla Lovato di Gorle (giovedì, ultima ora), alla Phoenix di Verdello e in Tenaris Dalmine (sempre giovedì, ultime 2 ore)».

«Siamo convinti che sia necessario mettere in atto, durante l'iter parlamentare, una forte mobilitazione per chiedere che il Parlamento non approvi questo disegno di legge - ha detto Eugenio Borella, segretario generale provinciale della FIOM-CGIL -. Qui andiamo di male in peggio: questo DDL non fa altro che peggiorare il già pessimo testo della Ministra Fornero, con un aggravamento di quanto era già previsto sul lavoro precario, rendendo ancora più facile licenziare e indebolendo ulteriormente gli ammortizzatori sociali».

Nel volantino FIOM-CGIL di accompagnamento alle date degli scioperi si legge: «Il tanto sbandierato obiettivo del Governo di ridurre la precarietà si è tradotto in un ulteriore peggioramento delle condizioni dei lavoratori e delle lavoratrici precarie. Per i contratti di lavoro a termine sono cancellate le causali nelle assunzioni con contratti di lavoro inferiori a 12 mesi (il testo della Ministra indicava sei mesi) e inoltre con accordi interconfederali, contratti nazionali di categoria, contratti territoriali e aziendali si può derogare alle causali per tutti i contratti a termine, a prescindere dalla loro durata, fino al 6% dei lavoratori occupati. Questo significa che il contratto a tempo indeterminato diventa un miraggio. Per i lavoratori interinali con contratto a termine la stabilizzazione avverrà solo dopo 36 mesi, ma il loro rapporto di lavoro sarà a tempo indeterminato con le agenzie interinali e non con l'azienda nella quale lavorano».

«Al capitolo apprendisti: si consente alle aziende di assumere nuovi apprendisti anche se non hanno confermato nessuno dei contratti di apprendistato precedenti, in barba alle percentuali di conferma previste dal CCNL dei metalmeccanici , già ridotte dalla ministra Fornero. In materia di licenziamenti, non solo si conferma la cancellazione dell'art. 18, per cui di fronte ad un licenziamento illegittimo non è più automatica la reintegrazione nel posto di lavoro, ma sono state date ulteriori possibilità alle aziende per licenziare».

«E sugli ammortizzatori sociali, oltre ad aver cancellato la cassa integrazione per cessazione di attività, la legge 223 e aver ridotto la durata del trattamento di mobilità, hanno anche deciso che le aziende nei prossimi tre anni non dovranno pagare il contributo previsto dal testo della Fornero per i contratti di lavoro a termine. Il che significa che le mancate entrate pari a 7 milioni di euro per ogni anno vengono compensate esclusivamente dai fondi per il sostegno all'occupazione giovanile e delle donne. Hanno spiegato che la riforma serviva per estendere a tutti gli ammortizzatori sociali, in realtà hanno deciso di non far pagare le imprese, non estendono gli ammortizzatori e scaricano i costi sui giovani e sulle donne. Una contro-riforma che riduce le tutele e i diritti, conferma la precarietà, non favorisce l'occupazione».

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