Il ciclista morto a Branzi:
non si trovano i parenti

Si trova ancora nella camera mortuaria del cimitero di Branzi Emanuele Cabrani, il ciclista milanese morto d'infarto sabato mattina. Sembra sempre più difficoltosa, infatti, la ricerca dei parenti ai quali spetterebbe il compito di riconoscerne la salma.

Si trova ancora nella camera mortuaria del cimitero di Branzi Emanuele Cabrani, il ciclista milanese morto d'infarto sabato mattina. Sembra sempre più difficoltosa, infatti, la ricerca dei parenti ai quali spetterebbe il compito di riconoscerne la salma.

L'uomo, colpito da infarto e caduto dalla sua bici mentre stava pedalando in via Ponte Redorta, non è però solo. Molte persone si sono mobilitate per collaborare con le forze dell'ordine nella ricerca dei suoi parenti.

«Dal cellulare che aveva con sé siamo riusciti a contattare alcuni colleghi di Cabrani che da subito si sono resi disponibili – spiega il maresciallo Giovanni Antoniello della stazione dei carabinieri Branzi –. Gli amici dicono che fosse molto riservato e raramente avesse confidato la sua situazione familiare. Risulta però certo che fosse orfano e che avesse trascorso l'adolescenza in alcune case famiglia nella provincia di Varese».

Nato a Firenze, ma residente a Milano, il ciclista si trovava a Branzi per un'escursione, da solo. Intorno alle 12,40, nella zona alta del paese, lungo la strada provinciale 2 che porta a Foppolo, ha accusato un malore, forse a causa della calura, che gli è stato fatale.

Tutti i dettagli su L'Eco di Bergamo del 18 giugno

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