Piano cave: riforma della legge
Tre proposte di Lega, Pd e Idv

Più rigore nelle opere di bonifica, diminuire il numero di cave esistenti in Lombardia, riduzione dei contenziosi tra soggetti operatori, introduzione di strumenti che incentivano il recupero qualitativo di cave dismesse, massima tutela ambientale e riduzione del consumo di suolo.

Più rigore nelle opere di bonifica, diminuire il numero di cave esistenti in Lombardia, riduzione dei contenziosi tra soggetti operatori, introduzione di strumenti che incentivano il recupero qualitativo di cave dismesse, massima tutela ambientale e riduzione del consumo di suolo.

Sono questi i punti principali su cui poggia la riforma della legge che regola l'attività delle cave minerarie lombarde presentata mercoledì 16 maggio in Commissione «Ambiente» dall'assessore regionale Marcello Raimondi (Pdl). Tra le proposte illustrate, c'è anche la possibilità di localizzare impianti di trattamento dei rifiuti inerti direttamente in cava, rendendo obbligatorio il recupero per lotti, massimo triennali, al fine di limitare le aree di cantiere.

Al Consiglio regionale compete l'approvazione dell'Atto d'indirizzi che detta le linee guida e i criteri per la formazione dei programmi attuativi, la Regione potrà inserire nuove cave solo se già oggetto di richiesta da parte della Provincia.

La predisposizione del programma attuativo (che contiene la localizzazione delle cave, la determinazione del fabbisogno per ogni settore merceologico e la destinazione finale dell'area di cava) spetta alla Provincia, così come la procedura di Vas (Valutazione ambientale strategica).

La Regione infine, previo parere obbligatorio della Commissione consiliare competente e valutata la rispondenza del programma attuativo con l'Atto d'indirizzi del Consiglio regionale, approva e pubblica il programma stesso. L'attuazione del programma spetta poi ai Comuni, che definiscono la convenzione con gli operatori, approvano e sovrintendono ai progetti esecutivi sia in fase di estrazione che di recupero e hanno responsabilità di vigilanza e controllo con la possibilità di applicare sanzioni amministrative.

Il provvedimento presentato dalla Giunta regionale prevede anche l'adozione di marchi di qualità dei materiali lapidei al fine di qualificare e valorizzare i materiali di cava estratti sul territorio regionale. «Questo progetto di legge - ha spiegato l'assessore Marcello Raimondi - pone grande attenzione sulla ricerca di un giusto equilibrio tra i ruoli e le competenze di ciascun ente e livello istituzionale coinvolto, e rafforza le responsabilità degli enti più vicini al territorio».

Sul tavolo della Commissione c'erano già tre diversi progetti di legge che si propongono di modificare e aggiornare la legge regionale n.14 del 1998 in materia di piani cave: uno sottoscritto dalla Lega Nord, uno presentato dal Partito Democratico e uno dall'Italia dei Valori.

«Si tratta di proposte tra loro molto simili, è auspicabile che alla fine si possa giungere ad accorparle in un unico provvedimento che ci auguriamo possa essere condiviso all'unanimità da tutte le forze politiche presenti in Consiglio regionale - auspica il Presidente della Commissione Giosuè Frosio (Lega Nord), che dei provvedimenti è anche relatore -. L'esperienza del recente piano cave di Bergamo e quello di altre realtà come Varese, hanno evidenziato la necessità di ammodernare e modificare la legge attuale, ormai vecchia di quattordici anni».

Numerosi i punti su cui in Commissione è stata già trovata ampia convergenza: tra questi la necessità di una maggiore tutela ambientale anche attraverso il recepimento obbligatorio della Vas (Valutazione Ambientale Strategica) come da normativa europea, l'introduzione di maggiore rigore e controlli nelle opere di recupero e di bonifica, l'inasprimento delle sanzioni pecuniarie per gli illeciti.

«Se in passato in materia di escavazione possono essere stati commessi alcuni errori da tutti i soggetti parte in causa - ha detto Giosuè Frosio - con questo provvedimento mi auguro si possa aprire ora una fase nuova di grande attenzione e di forte assunzione di responsabilità da parte di tutti».

L'arrivo in aula del provvedimento è stato ipotizzato in sede di conferenza dei capigruppo per il 10 luglio, ma sia il presidente Frosio che l'assessore Raimondi, accogliendo anche la richiesta di Angelo Costanzo (Pd), hanno evidenziato come tale data sia solo indicativa e come un provvedimento di questo tipo richieda tutto il tempo necessario per un approfondito esame e per un serio confronto con tutti i soggetti parte in causa.

Per Costanzo (Pd) «il fallimento gestionale dell'attuale legge sulle cave è evidente, dal momento che ad occuparsene sono sempre più spesso i tribunali e sempre meno le istituzioni preposte«. Per Costanzo «anche in questa legge presentata oggi i livelli decisionali dovrebbero essere meglio definiti e precisati, e se al Consiglio regionale vengono assegnati solo compiti di indirizzo, sarebbe auspicabile che tali atti di indirizzo abbiano almeno valore vincolante».

Da ultimo l'esponente del Partito Democratico ha sollecitato una nuova revisione delle tariffe di escavazione, al fine di giungere a una definizione delle stesse «più equilibrata e rispettosa delle necessità di tutela del territorio».

Critico Gabriele Sola (Idv), che lamenta come «la Giunta lombarda mantiene grande potere nell'elaborazione dei piani cave, lasciando al Consiglio regionale solo la possibilità di esprimere un semplice indirizzo. Nei fatti - aggiunge Sola - al Consiglio regionale viene concesso solo di scegliere la cornice, ma il quadro lo disegnano altri».

Per Gianmarco Quadrini (Udc) «l'esperienza di questi ultimi anni ci insegna che occorre attribuire maggiori competenze agli enti territoriali più vicini alle aree interessate dall'escavazione e direttamente chiamati in causa. Su questo aspetto occorre lavorare e migliorare ulteriormente la legge presentata oggi».

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