«Il Bolgia riapra»: 2.500 firme
Sabato sera sit-in in questura
«D'accordo la raccolta firme, strumento che sosteniamo. No, invece, alla manifestazione davanti alla questura, perché non ci sembra il modo per protestare, visto come abbiamo sempre lavorato in maniera corretta». Così Giordano Vecchi, socio della discoteca Bolgia.
«D'accordo la raccolta firme, strumento che sosteniamo. No, invece, alla manifestazione davanti alla questura, perché non ci sembra il modo per protestare, visto come abbiamo sempre lavorato in maniera corretta». Giordano Vecchi, socio della discoteca Bolgia e figlio dell'amministratore delegato Tonino, mette subito le cose in chiaro.
Dopo che la questura – all'indomani della morte del diciannovenne Nakky Di Stefani, ucciso da un cocktail di droghe la notte del 30 aprile – ha disposto la sospensione dell'attività per 30 giorni (per due aggressioni nel parcheggio e un sequestro di droga durante un blitz all'interno), gli avventori del locale si sono scatenati su Internet, organizzando anche una raccolta di firme che ha già superato quota 2.500 (l'obiettivo è il doppio), mentre su Facebook i «mi piace» alla riapertura del locale di Osio Sopra sono oltre 9 mila.
E sempre dalla Rete arriva l'idea di organizzare un sit-in di protesta contro la chiusura della discoteca proprio di fronte alla questura, in via Noli a Bergamo, per sabato sera: secondo il tamtam on line si prevedono qualcosa come 5 mila giovani in strada, ma negli uffici della questura non è ancora pervenuta ancora nessuna richiesta formale per l'occupazione di suolo pubblico, che è obbligatoria per questo genere di iniziative.
In ogni caso, Giordano Vecchi è contrario a questa idea: «Abbiamo appreso anche noi su Internet che qualcuno sta organizzando questa manifestazione - spiega -, però non ci trova concordi, perché noi abbiamo sempre cercato di lavorare nelle regole e un'iniziativa del genere non le rispetta.
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