Romano, gravidanza tragica
Muoiono la mamma e il neonato

Il dolore non si può raccontare. Neppure chi lo prova, con la sua violenza straziante, può spiegare a chi non si trova nel dramma, come si vive la perdita di una moglie, una figlia, una parente che ha voluto fino all'ultimo lottare per il sogno di un figlio suo.

Il dolore non si può raccontare. Neppure chi lo prova, con la sua violenza straziante, può spiegare a chi non si trova nel dramma, come si vive la perdita di una moglie, una figlia, una parente che ha voluto fino all'ultimo lottare per il sogno di un figlio suo, di una vita che sentiva crescere nel suo ventre.

Una donna che se n'è andata, e come lei poche ore dopo anche quel suo sogno di nuova vita s'è spento subito. Si è celebrato mercoledì 18 aprile, a Romano, il doppio funerale di una mamma e del suo bimbo: una tragedia che lascia senza fiato, una storia che è complicato raccontare.

Ma che forse, anche appena accennata, nel rispetto assoluto di chi ne è stato travolto, può dare nello stesso momento della narrazione del dramma la percezione della forza inestinguibile, sempre e comunque, dell'amore.

L'amore che ha spinto una donna, non più giovanissima, a concepire una nuova vita; una donna che già dai primi momenti in cui quella nuova vita s'era fatta sentire probabilmente sapeva, per le proprie condizioni di salute, che avrebbe dovuto affrontare una gravidanza non semplice. Ma quella donna chiedeva di coltivarla, quella nuova vita appena accennata dentro di sé.

I medici avevano seguito la paziente passo passo, con attenzione e professionalità, ma le sue condizioni sono peggiorate: il dramma si è presentato agli inizi di aprile. Una patologia complessa viene diagnosticata alla donna: è una situazione critica, può rischiare la mamma, può rischiare il bambino che porta in grembo. E quella gestazione non era ancora arrivata alla soglia dei sei mesi.

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