Cronaca / Bergamo Città
Mercoledì 11 Aprile 2012
Scuola, l'inglese poco e male
Scompaiono francese e tedesco
L'inglese, poco e male. Francese e tedesco resistono in poche scuole. La ristrutturazione Gelmini ha lasciato ben poco spazio alle lingue straniere. La situazione è così grave che con l'avvento del ministro Profumo sono arrivate le prime interrogazioni.
L'inglese, poco e male. E basta. Francese e tedesco resistono in poche scuole. La ristrutturazione Gelmini ha lasciato ben poco spazio alle lingue straniere. La situazione è così grave che con l'avvento del ministro Francesco Profumo sono arrivate in Parlamento le prime interrogazioni. Ma, soprattutto, gli insegnanti si stanno organizzando. A Bergamo Lorenza Faro, docente di francese del liceo Lussana e dell'università di Bergamo, ha scritto al ministro, sottolineando che la seconda lingua è stata «di fatto azzerata» nei licei, cioè nelle scuole che preparano all'università.
All'istituto comprensivo di Trescore, l'insegnante Chiara Mocchi, in occasione della Settimana della francofonia che si celebra in tutto il mondo all'inizio della primavera, ha realizzato con i suoi allievi una mostra-tappeto , cinquanta metri di cartelloni, «Expo langue française, 50 » mètres de culture bleu blanc rouge». Tutto lungo 50 metri di corridoio, una quarantina di argomenti, sessanta cartelloni realizzati da più di 10 classi. «Con questo materiale – spiega – andremo poi nelle quinte elementari, per spiegare ai ragazzi che si iscriveranno alle medie la bellezza e l'utilità del francese». L'utilità? «Certo. La Bergamasca è piena di aziende e gruppi francesi. Auchan, Leroy Merlin, Paribas, Bonduelle per dirne alcuni. E tante aziende che fanno export verso la Francia, a cominciare da Gewiss. E la Svizzera vicina. Parlare francese è un vantaggio se si cerca lavoro, visto che l'inglese ormai è un prerequisito» Invece... «Invece tutti a far spagnolo, perché credono che sia facile, la domanda supera l'offerta, non ci sono insegnanti. Invece le cattedre di francese si riducono.
Per saperne di più leggi L'Eco di Bergamo dell'11 gennaio
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