Boni, faccia a faccia con Bossi
Ma per ora niente dimissioni

Il ciclone giudiziario scuote la Lega. Ma per ora non sradica il leghista Davide Boni dal suo posto di presidente del Consiglio regionale della Lombardia. La richiesta di dimissioni non è uscita dal faccia a faccia con Umberto Bossi. E lui non pare intenzionato a mollare.

Il ciclone giudiziario scuote la Lega. Ma per ora non sradica il leghista Davide Boni dal suo posto di presidente del Consiglio regionale della Lombardia. La richiesta di dimissioni non è uscita dal faccia a faccia con Umberto Bossi. E lui non pare intenzionato a mollare.

Un asse Pdl-Lega, presunti rapporti tra assessori corrotti che, per far costruire un centro commerciale o progettare un'area residenziale o asfaltare una strada, si facevano pagare anche a nome del partito.

Nella nuova inchiesta che ha portato nel registro degli indagati per corruzione il presidente del Consiglio regionale del Pirellone, Davide Boni, già assessore all'Edilizia, c'è una novità: il collegamento seppur indiretto con un altro assessore finito in carcere, Franco Nicoli Cristiani, che era stato responsabile dell'assessorato al Commercio.

Le due indagini andranno fatalmente a collegarsi e riporteranno, questa è la convinzione degli inquirenti, la fotografia di una cupola di affaristi insediatisi all'ufficio di presidenza della Regione Lombardia targato centrodestra. Corruzioni indipendenti ma facenti parti di un solo sistema in cui corrotto non mangia corrotto.

L'inchiesta si amplia quindi e nelle pieghe si scopre che gli indagati oltre quelli noti sono almeno un'altra decina, tra imprenditori e politici locali, e che una piccola parte delle tangenti a Boni, oltre un milione e 800 mila promessi almeno 300 mila incassati, sarebbero andate in parte anche a iniziative elettorali del Carroccio, in particolare a Cassano tra il 2008 e il 2009.

Le aree su cui edificare supermercati, ma anche abitazioni su cui si sta concentrando l'inchiesta, sono diverse: Santa Giulia-Montecity (poi Marconi 2000), ex Falck (di cui si sta occupando anche la Procura di Monza), Albuzzano nel Pavese.



Leggi tutto su L'Eco di Bergamo dell'8 marzo

© RIPRODUZIONE RISERVATA