Cronaca / Bergamo Città
Venerdì 02 Marzo 2012
Più soldi per la Sanità lombarda
Da Roma 360 milioni in più
Al convegno regionale dell'Associazione italiana ospedalità privata, il presidente dell'Aiop lombarda, Gabriele Pelissero, ha annunciato che «la Regione riceverà per il 2012 dal fondo sanitario nazionale circa 360 milioni di euro in più rispetto al 2011».
Al convegno regionale dell'Associazione italiana ospedalità privata, tenutosi giovedì a Bergamo, il presidente dell'Aiop regionale, Gabriele Pelissero, ha annunciato che «la conferenza Stato-Regioni è stata proficua, per la sanità lombarda: la Regione riceverà per il 2012 dal fondo sanitario nazionale circa 360 milioni di euro in più rispetto al 2011. Un segnale del riconoscimento a livello nazionale della validità del sistema sanitario lombardo, dove l'equilibrio tra pubblico e privato fornisce alta qualità e appropriatezza di cure».
Quanto al rapporto Aiop sull'ospedalità provinciale, è emerso che il sistema sanitario provinciale ricalca sostanzialmente quello regionale. Così si conferma, in piccolo, il sistema sanitario provinciale bergamasco sia per gli alti standard di qualità offerti, sia per la presenza di pubblico e privato accreditato in giusta misura.
È questo uno dei dati emersi durante la presentazione del “3° Rapporto sull'attività ospedaliera in provincia di Bergamo” promosso dall'Aiop (Associazione Italiana Ospedalità Privata) di Bergamo, che si è tenuta, davanti a una platea di circa 200 persone, nella Sala Lombardia dell'Asl di Bergamo alla presenza di Gabriele Pelissero vice presidente AIOP nazionale, di Francesco Galli, presidente Aiop della provincia di Bergamo, del direttore della Asl di Bergamo, Mara Azzi, e del direttore de L'Eco di Bergamo, Giorgio Gandola.
«Prendendo spunto dalle analisi svolte dal prof. Pelissero nel 9° Rapporto sul sistema sanitario della Lombardia, abbiamo voluto analizzare nel dettaglio la realtà della nostra provincia, con l'obiettivo da una parte di fare il punto della ″salute″ del sistema sanitario provinciale rapportandolo a quello regionale, dall'altra di tracciare un bilancio dell'apporto che gli ospedali privati accreditati hanno saputo dare al territorio, facendo ″rete″ con quelli pubblici» osserva Francesco Galli, Presidente Provinciale AIOP Bergamo.
«Quello che innanzitutto è emerso da questa analisi è un sistema ospedaliero ben diffuso su tutta la provincia, che si conferma sovrapponibile a quello presente in Lombardia, uno tra i migliori in Italia». Tra i dati presentati si segnala che il tasso di ospedalizzazione, sceso del 9,2% in cinque anni, continua a calare nella provincia in accordo con una tendenza di lunga durata di tutto il territorio nazionale, mentre si conferma stabile l'elevato valore dell'indice di complessità dei casi trattati (peso medio 1,084), . All'interno del sistema sanitario bergamasco è presente un mix integrato di aziende pubbliche e private accreditate, proprio come si registra in quello lombardo, con i due terzi dell'attività rappresentati da ospedali pubblici e un terzo da ospedali privati accreditati (distribuzione numero di posti letto: 35% privato accreditato e 65% pubblico; distribuzione ricoveri: 33% privato accreditato e 67% pubblico).
Si tratta di percentuali importanti che dimostrano come l'ospedalità privata accreditata sia un risorsa importante per l'intero sistema, che, in modo complementare rispetto a quella pubblica, contribuisce a rispondere alle crescenti esigenze di cura della popolazione del territorio, con alti standard di qualità frutto di continui investimenti in risorse umane e alta tecnologia. Ancor più a conferma della qualità del sistema provinciale sono i dati relativi alla capacità di attrarre pazienti da altre regioni o nazioni: se infatti circa 2.800 bergamaschi scelgono di uscire dalla regione per farsi curare, circa 4500 persone residenti fuori dalla Lombardia hanno scelto la provincia bergamasca. Nel 2010 la scelta di ricovero dei pazienti non residenti, tra ospedali pubblici e privati, ha registrato un equilibrio quasi perfetto (49.8% presso strutture private, 50,2% presso le aziende ospedaliere pubbliche), in linea con la situazione a livello regionale.
«In pratica significa che la metà dei pazienti che vengono da fuori regione nell'ASL di Bergamo per farsi curare oggi sceglie strutture ospedaliere private» sottolinea il dottor Galli. Il sistema sanitario non è una risorsa per il territorio solo in termini di salute, ma anche sotto il profilo economico. «Infatti in questo 3° rapporto abbiamo cercato di quantificare la creazione di valore derivante dalla presenza degli ospedali accreditati nella provincia di Bergamo» continua il presidente provinciale Aiop.
«Purtroppo sono molto pochi i dati su cui lavorare. Per questo primo anno siamo riusciti a lavorare solo sui dati del privato. Ne derivano comunque spunti interessanti, anche alla luce della particolare situazione di crisi economica che stiamo vivendo. Basti pensare che tra materie prime e servizi, gli acquisti fatti dall'ospedalità accreditata nel 2010, nella sola Provincia di Bergamo, sono stati pari a circa 50 milioni. Mentre la ricaduta accupazionale è quantificabile in quasi 4.000 unità». In conclusione l'ospedalità accreditata rappresenta una presenza importante in grado di assicurare cure e assistenza con alti livelli di efficienza, efficacia e qualità.
«E questo, ci permettiamo di ricordarlo, con un minore impatto sulla spesa sanitaria nazionale. Gli investimenti in capitale umano, tecnologie e strutture edilizie degli ospedali privati, infatti, sono interamente sostenuti, senza alcun ulteriore apporto, dalle tariffe percepite per l'attività effettivamente svolta» osserva il dottor Galli. Efficienza e qualità: sono queste quindi le parole chiave del futuro della sanità.
«La sfida per tutti gli ospedali del futuro starà nel continuare a fornire un servizio dello stesso livello di qualità ed efficacia: per questo l'arrivo del nuovo grande ospedale è da noi atteso quale motivo di continuo stimolo al miglioramento. Ma tutto ciò non può più essere senza “sostenibilità”. Se non si riuscirà, le alternative potrebbero essere solo due: la riduzione dell'offerta di cura (rivisitando i livelli essenziali di assistenza) o l'aumento del costo sociale (inserendo nuove tasse o ticket)» conclude Francesco Galli.
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