Cronaca / Hinterland
Mercoledì 29 Febbraio 2012
Protesta antisfratto a Gorle
Tensioni e un appello: «Una casa»
Una protesta si è svolta davanti alla casa di Gorle di Santina Ronsisvalle - 56 anni, invalida al 90% - e sua figlia Gioelle, 26 anni, disoccupata. Un gruppo di ragazzi hanno contestato lo sfratto esecutivo: l'ufficiale giudiziario non si è presentato.
Una manifestazione di protesta si è svolta nella mattinata di mercoledì 29 febbraio davanti alla casa di Gorle di Santina Ronsisvalle - 56 anni, invalida al 90% e con una pensione di circa 268 euro - e sua figlia Gioelle, 26 anni, disoccupata da due anni. Un gruppo di ragazzi dell'associazione Inquilini assegnatari hanno contestato lo sfratto esecutivo previsto che lascerebbe le due donne senza una casa.
Già lo scorso 3 gennaio Santina e Gioelle avevano ricevuto lo sfratto dall'abitazione in cui sono in affitto in via Turati a Gorle, perché non riuscivano più a pagare il canone. Il proprietario però aveva loro concesso tempo. Santina confidava nella nuova graduatoria per l'assegnazione di una casa popolare, ma il 22 febbraio l'amara notizia: tagliata fuori, e non era nemmeno la prima volta. La prima richiesta l'aveva fatta nel 2009, ma a gennaio 2010 scoprì che non solo il suo nome non compariva, ma che avevano archiviato la pratica perché negli ultimi cinque anni non risultava più residente in Lombardia. Ma Santina in quegli anni non poteva essere altrove, perché dal 2001 al 2009 si trovava nel carcere di Opera prima e in quello di Bergamo poi. «Una volta uscita dal carcere pensavo fosse finito un incubo e invece ne è iniziato un altro» dice Santina. Nel frattempo era riuscita a recuperare il rapporto con la figlia e per questo a giugno 2009 erano andate a vivere insieme a Gorle: «Abbiamo preso anche un cagnolino, tutto per ricominciare ad essere una vera famiglia». Gioelle però a settembre perde il lavoro e con la poca pensione della madre le due donne non riescono più a pagare l'affitto e le bollette, tanto che passano l'inverno senza riscaldamento. Santina disperata inizia a chiedere aiuto: «Mi sono rivolta a tutti gli enti possibili, alla Caritas, al Comune e ai Servizi sociali di Gorle».
La nuova domanda per una casa popolare, viene respinta ancora una volta. Il motivo? La figlia è proprietaria di un negozio, che ormai non le dà più nessun reddito, ma che basta per escluderle dalla graduatoria:«Nel 2007 Gioelle, con un socio, ha acquistato un piccolo negozio a Milano per avere qualcosa di suo - racconta Santina - ma poi lui l'ha abbandonata. Lei allora l'ha affittato, ma non l'hanno mai pagata. Così ora si trova con un debito di 113 mila euro con la banca, ma non riesce a saldare questa cifra ed è immaginabile che presto verrà pignorato».
Intanto un gruppo di giovani ha manifestato davanti alla casa delle due donne. Con tanto di tensioni con un vicino di casa che, uscito dalla sua abitazione, ha prima chiesto di spostare lo striscione appeso dai manifestanti - «Oggi non esco» il testo che vi si leggeva - e poi lo ha strappato. Il gesto ha causato delle tensioni e l'uomo e un giovane manifestante si sono spintonati.
Nel frattempo l'ufficiale giudiziario non si è presentato in via Turati nè alcun rappresentante del Comune di Gorle ha fatto sentire la sua voce. I ragazzi dell'associazione sono rimasti davanti alla casa a manifestare fino alle 12.30 mentre le due donne si appellano ai Servizi sociali: «L'unica cosa che chiediamo - dice la figlia Gioelle - è una casa dove vivere». Con la madre che sottolinea: «E un lavoro - dice Santina -, con cui sarebbe più facile ricominciare».
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