Cronaca
Lunedì 27 Febbraio 2012
A un anno dal ritrovamento di Yara
addio a Valsecchi, capo dei volontari
È morto a un anno esatto dal ritrovamento del corpo della piccola Yara, che lui e tanti volontari avevano cercato senza sosta per tre mesi, sperando fino all'ultimo di poterla ritrovare ancora viva. L'alpino Giovanni Valsecchi, 68 anni, si è spento ai Riuniti di Bergamo.
È morto a un anno esatto dal ritrovamento del corpo della piccola Yara, che lui e tanti volontari avevano cercato senza sosta per tre mesi, sperando fino all'ultimo di poterla ritrovare ancora viva. Giovanni Valsecchi, 68 anni, capogruppo degli alpini di Brembate Sopra e coordinatore della Protezione civile Ana, si è spento domenica agli Ospedali Riuniti di Bergamo, dove era ricoverato per una grave malattia.
Sposato e padre di quattro figlie, Valsecchi nei terribili mesi seguiti alla scomparsa di Yara Gambirasio era diventato il «volto» dei volontari che ogni giorno battevano palmo a palmo l'Isola in cerca di qualche traccia utile alle indagini. I suoi lunghi baffi grigi sotto il cappello da alpino e la sua tuta gialla della Protezione civile erano comparsi tante volte nelle fotografie e nei filmati delle testate giornalistiche di tutta Italia che seguivano il caso della ragazzina.
Valsecchi e i suoi uomini si erano messi subito a disposizione degli inquirenti quando il 26 novembre 2010 si sparse a Brembate Sopra la notizia che Yara era sparita. Le squadre avevano preso parte attivamente alle ricerche lungo il Brembo e nelle campagne attorno a Brembate Sopra, ai servizi di vigilanza con le forze dell'ordine in via Rampinelli per tutelare la tranquillità della famiglia Gambirasio, e alla gestione del punto di coordinamento logistico nell'ex colonia elioterapica.
Un'emergenza durata 75 giorni, fino al pomeriggio del 26 febbraio 2011, quando a Chignolo d'Isola un passante trovò il corpo della ragazzina e tutte le speranze sgretolarono in un istante. Valsecchi quel giorno era corso subito a Chignolo, col cuore in gola, in attesa di notizie certe: «È stata una mazzata tremenda, un colpo mortale - aveva poi dichiarato ai cronisti, trattenendo a stento le lacrime - in questi mesi non abbiamo mai smesso di pensare a Yara».
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