Brebemi? Allarme Coldiretti
«Distrugge il futuro dei giovani»
«Brebemi? È l'autostrada che distrugge il futuro dei giovani». È l'allarme che - attraverso Coldiretti Bergamo - lanciano i fratelli Pizzocchero di Caravaggio: «Senza il rispetto degli accordi la nostra azienda è a rischio chiusura»
«Brebemi? È l'autostrada che distrugge il futuro dei giovani». È l'allarme che - attraverso Coldiretti Bergamo - lanciano i fratelli Pizzocchero di Caravaggio: «Senza il rispetto degli accordi la nostra azienda è a rischio chiusura»
In un comunicato diffuso attraverso l'associazione dei coltivatori diretti della nostra provincia si parla di terreni espropriati, campi distrutti, un capannone raso al suolo, assetti aziendali stravolti, accordi non rispettati, futuro compromesso, sogni infranti.
I fratelli Pizzocchero di Caravaggio sono titolari della Cascina Dossi, una delle aziende agricole più significative della provincia di Bergamo. «Stiamo vivendo un vero e proprio incubo – affermano Laura (39 anni), Lorenzo (42 anni) e Roberto (24 anni) Pizzocchero - : da quando abbiamo saputo che la Brebemi sarebbe passata sulla nostra proprietà non abbiamo più avuto pace. Inizialmente ci siamo illusi che per la nostra attività ci potesse essere comunque un futuro, oggi invece ci ritroviamo ad essere soffocati da un'opera che non ci lascia via di scampo. Quello che ci fa più male è che questa situazione è frutto soprattutto di promesse non mantenute e accordi non rispettati. E tra poco ci troveremo ad affrontare analoghe difficoltà per la costruzione della Tav».
I dati
Circa 9 ettari di terreno espropriati, un capannone di 700 mq abbattuto, la viabilità intrapoderale completamente stravolta, l'azienda tagliata a metà. Questi - spiega il comunicato - sono gli effetti «visibili» prodotti dalla Brebemi sull'azienda Pizzocchero, ma l'elenco dei problemi è molto più lungo.
«Dopo numerosi incontri, abbiamo sottoscritto l'accordo con il consorzio Bbm (il consorzio incaricato per le procedure di esproprio) nel settembre 2011 – spiegano Laura, Lorenzo e Roberto Pizzocchero - ma ad oggi non abbiamo ancora ricevuto i risarcimenti pattuiti. Anche la Coldiretti ci sta supportando in ogni modo, ma la situazione non si è ancora sbloccata. Nel frattempo abbiamo fatto investimenti per ricostruire il capannone, che verrà abbattuto perché sede autostradale e che ci serve per stoccare le derrate alimentari destinate all'alimentazione degli animali del nostro allevamento nonché custodire gli attrezzi dalle intemperie. Ci era stato promesso un sottopasso carrabile per poter continuare a coltivare tutti nostri campi senza dover essere costretti a percorre lunghi tragitti sulle strade a scorrimento veloce che verranno realizzate nelle immediate vicinanze del centro aziendale, ma anche questo patto è stato disatteso. Per noi questo “voltafaccia” si traduce in un incremento dei costi di produzione imputabili all'aumento delle ore necessarie per lo svolgimento delle operazioni colturali di quei fondi ed all'usura dei macchinari necessari per la lavorazione degli stessi. Si è rivelata un bluff anche l'autorizzazione che ci era stata verbalmente concessa per la costruzione di un impianto di biogas. Abbiamo già speso 20 mila euro per questo progetto, ora però non ci fidiamo più ad andare avanti. La situazione è diventata insostenibile, siamo veramente stanchi».
L'azienda agricola dei fratelli Pizzocchero - si legge sempre nel comunicato diffuso da Coldiretti - è una realtà produttiva importante, di dimensioni medio grandi, che nel corso del tempo ha investito in strutture e differenziazione dell'attività aziendale e in cui oggi operano mediamente otto persone. Ha un indirizzo zootecnico – cerealicolo – foraggero ed è dedita all'allevamento di circa 650 bovini da latte (220 vacche in mungitura) e di suini a ciclo chiuso, di cui 250 scrofe per complessivi 4.500 suini.
L'azienda conduce una superficie agricola di circa 70 ettari, di cui una cinquantina circa di proprietà. Macella direttamente parte dei capi allevati, produce salumi, trasforma il latte prodotto in formaggi e attua la vendita diretta attraverso un proprio punto vendita in azienda, dove è collocato anche un distributore di latte fresco.
«Le ruspe non hanno ribaltato solo il nostro terreno ma anche le nostre vite - sostengono Laura, Lorenzo e Roberto Pizzocchero- ; stare fermi per noi significa ipotecare il nostro futuro. Abbiamo cercato di aprirci nuove prospettive per continuare a fare una professione che amiamo e per non mandare perso tutto il lavoro fatto dai nostri genitori e dai nostri zii, ma non ci stanno concedendo alternative. Come giovani imprenditori ci siamo assunti l'impegno di dare un contributo positivo alla nuova fase che deve vivere il nostro Paese, evidentemente questo non è ritenuto importante. In gioco c'è il futuro di 8 famiglie e in questo momento di crisi in cui trovare un'occupazione è difficile riteniamo non sia cosa da poco. Purtroppo se la situazione non si sbloccherà al più presto e non andranno in porto i progetti che abbiamo avviato per la nostra azienda inizierà un inesorabile conto alla rovescia verso la chiusura. Non vogliamo arrenderci senza lottare e ci auguriamo che il nostro appello venga ascoltato. Dopo le rassicurazioni e le promesse è però arrivato il momento dei fatti concreti perché è di questo che abbiamo bisogno per andare avanti».
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